
Dolcemente adagiata sulla riva destra del più lungo fiume italiano, il Po, l’Emilia Romagna porta al suo interno un confine fluido, ma deciso nella sua storicità, che interrompe usanze e stili di vita, articola mestieri e professionalità dissimili, differenzia dialetti, porta retaggi artistici-culturali diversi e propone uno stile enoico ben distinto. D’altronde già dall’alto Medioevo le zone occidentali, soggette alla conquista longobarda, erano divise da quelle orientali della Romagna bizantina.
Le due terre che si incontrano a metà strada hanno personalità diverse ma insieme rendono la loro regione la terza per produzione nel Bel Paese, e una delle maggiormente vitate. L’Emilia Romagna nel suo complesso è enologicamente in fermento e portata verso la sperimentazione, forse anche per il carattere delle sue genti, schietto, diretto, naturalmente allegro e aperto alle novità.
Una regione “terra da vino” già dall’antichità: l’Emilia soprattutto, ma anche la Romagna rappresentano segni d’identità di un territorio viticolo che discende dalla cultura etrusca. Gli etruschi adattarono qui la vite anche nelle plaghe umide di pianura.
Ad oggi il panorama delle denominazioni vede insistere diciannove Doc e due Docg, una in Emilia, il pignoletto, e l’altra in Romagna, l’albana.
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