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Nadef, Giorgetti: "Quadro economico mutato, inevitabile aggiornare stime"

In 2022 pressione fiscale salirà al 43,8%, -0,1 punto su stima settembre

Giancarlo Giorgetti, ministro dell'Economia
Giancarlo Giorgetti, ministro dell'Economia
05 novembre 2022 | 19.52
LETTURA: 4 minuti

"Il quadro economico risulta mutato rispetto a fine settembre" ed "è risultato inevitabile aggiornare non solo il quadro macroeconomico programmatico e di finanza pubblica per il 2022-2025, ma anche la previsione tendenziale su cui esso si basa". Ad affermarlo è il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti nella premessa alla Nadef che ieri è stata approvata dal Consiglio dei ministri su proposta del presidente del Consiglio Giorgia Meloni e del ministro Giorgetti e che destina per il 2023 circa 21 miliardi di euro alle misure di contrasto all’aumento dei costi energetici, da cui deriva anche l’impennata dell’inflazione. A queste risorse si aggiungono circa 9 miliardi derivanti dal cosiddetto extragettito del 2022.

"Le tendenze recenti dell’economia - sottolinea il ministro- sono state più positive del previsto, giacché nel terzo trimestre il pil è aumentato dello 0,5% sul periodo precedente, smentendo le aspettative dei previsori e portando la crescita acquisita per quest’anno (sulla media dei dati trimestrali) al 3,9%. Inoltre, mentre l’inflazione al consumo è purtroppo aumentata, il prezzo all’ingrosso del gas naturale è recentemente sceso sia a livello europeo, sia, in maggior misura, sul mercato italiano, così da implicare un temporaneo sollievo all’economia nell’immediato futuro. D’altra parte, le aspettative di imprese e famiglie, e le stime dei previsori domestici e internazionali sul futuro andamento dell’economia, sono notevolmente peggiorate. Il rischio di una flessione del ciclo è accresciuto dai corposi rialzi dei tassi-guida da parte delle principali banche centrali in risposta a dati dell’inflazione, i quali impattano sui bilanci delle famiglie e dell’imprese".

In base a tali premesse, rileva Giorgetti, "è risultato inevitabile aggiornare non solo il quadro macroeconomico programmatico e di finanza pubblica per il 2022-2025, ma anche la previsione tendenziale su cui esso si basa".

Nella Nadef la previsione di crescita del Pil nello scenario tendenziale a legislazione vigente è stata rivista al rialzo per il 2022, da 3,3% a 3,7%, mentre quella per il 2023 è stata definita a 0,6%. Per il 2024 e il 2025 le previsioni sono rimaste invariate, all'1,8% e all'1,5%. Il documento indica invece per il 2023 una crescita programmatica dello 0,6%. Riguardo alle stime del deficit tendenziale vengono confermate quelle di settembre: nel 2022 e nel 2023 l'indebitamento netto è previsto pari, rispettivamente, al 5,1% e al 3,4% del Pil. Sono invece riviste lievemente al rialzo le previsioni di deficit per il 2024, dal 3,5 al 3,6% del Pil, e per il 2025, dal 3,2 al 3,3%. E’ inoltre prevista una discesa costante del debito nei prossimi anni, fino al 141,2% nel 2025, mentre un forte impegno sarà dedicato anche all'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), da cui dipendono gli investimenti per rilanciare la crescita sostenibile dell'economia italiana.

In vista della predisposizione della prossima legge di bilancio, il governo ha inoltre approvato la Relazione al Parlamento per richiedere l'autorizzazione allo scostamento di bilancio, dove sono fissati gli obiettivi del deficit al 4,5% nel 2023, 3,7% nel 2024 e 3% nel 2025 e in cui si dà conto dell’extra gettito di 9,1 miliardi per il 2022.

Nel 2022 la pressione fiscale a legislazione vigente salirà al 43,8% del pil, un livello inferiore di 0,1 punti percentuali rispetto alla previsione di settembre. Dal 2023 al 2025 è atteso un calo medio di circa 0,4 punti di pil all’anno, fino a raggiungere il 42,5% del pil a fine periodo. Nel 2023, si legge nella Nadef, le imposte indirette sono previste crescere ad un tasso superiore di oltre un punto percentuale rispetto alle previsioni di settembre (+10,4% a fronte del +9,2% in settembre), mentre nel biennio successivo si conferma una crescita media del +2,7 per cento. Per le imposte dirette si prevede una maggiore dinamicità nel biennio 2024- 2025, in cui tale tipologia di gettito è attesa crescere in media a un tasso del +3,1% (+2,7% in settembre). L’aggiornamento delle previsioni considera, tra l’altro, la nuova previsione di crescita degli importi pensionistici, aggiornata per tenere conto della rivalutazione legata all’inflazione prevista con il nuovo quadro macroeconomico. L’andamento dei contributi sociali rimane sostanzialmente allineato alle previsioni a legislazione vigente della Nadef di settembre.

Negli anni 2023-2025, il saldo primario risulterà "lievemente migliore rispetto a settembre. In particolare, si prevede un avanzo primario di 0,7 per cento del pil nel 2023 (0,5% in settembre), 0,2% nel 2024 e dello 0,8% nel 2025 (0,7 per cento previsto in settembre). Il miglioramento delle previsioni del saldo primario rispetto a quelle di settembre compensa, interamente nel 2023 e parzialmente nel 2025, il peggioramento della spesa per interessi, limitando dunque la revisione al rialzo delle previsioni sul deficit". E' quanto si legge nella Nadef che è stata pubblicata oggi.

Dal lato della spesa primaria, la previsione della spesa pensionistica è incrementata di circa 0,6 miliardi nel 2023 e di circa 7,1 miliardi nel 2024 rispetto allo scenario a legislazione vigente della Nadef di settembre. Tali maggiori oneri, si legge nel documento, sono sostanzialmente correlati alle diverse ipotesi di indicizzazione delle pensioni a seguito della revisione del profilo previsionale del tasso di inflazione. Gli incrementi della spesa nominale per pensioni rispetto alle previsioni di settembre sono pari a circa 5,6 miliardi in termini strutturali nel 2025. L’incremento nel 2025 è pari a circa 6 miliardi per il complesso della spesa per prestazioni sociali in denaro.

L’effetto congiunto di questi aumenti e del nuovo livello del pil nominale atteso determina un profilo della spesa pensionistica in rapporto al pil lievemente superiore a quello di settembre. Dopo aver raggiunto un livello pari al 16,6 per cento del pil nel 2024, l’incidenza delle pensioni in rapporto al pil si collocherà al 16,5% nel 2025, a fronte del 16,4 per cento previsto per entrambi gli anni a settembre.

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