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Nobel per la Medicina a Yoshinori Ohsumi, ha svelato i segreti dell'autofagia

03 ottobre 2016 | 11.46
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Va al biologo cellulare giapponese Yoshinori Ohsumi il premio Nobel per la Medicina 2016, "per le sue scoperte sui meccanismi dell'autofagia".

L'annuncio è stato dato oggi, come da tradizione al Karolinska Institutet di Stoccolma. I vincitori sono stati scelti fra i 273 scienziati candidati quest'anno. Il premio ammonta a 8 milioni di corone svedesi, al cambio odierno oltre 830mila euro.

Yoshinori Ohsumi è nato nel 1945 a Fukuoka. Ha ottenuto il dottorato di ricerca all'Università di Tokyo nel 1974. Dopo aver lavorato tre anni alla Rockefeller University di New York, ha fatto rientro all'ateneo nipponico dove ha formato il suo gruppo di ricerca nel 1988. Dal 2009 è professore al Tokyo Institute of Technology.

Il biologo cellulare si è aggiudicato il premio Nobel con anni di studio sul lievito di birra per scoprire tutti i segreti dell'autofagia, un processo fondamentale per la degradazione e il riciclo dei componenti cellulari. Lo scienziato ha identificato e chiarito i meccanismi dell'autofagia, parola di origine greca che significa 'auto-mangiare'. Un concetto emerso nel corso degli anni '60, quando i ricercatori hanno osservato che la cellula poteva distruggere il suo stesso contenuto impacchettandolo in membrane, in modo da formare vescicole simili a mini-sacche che vengono trasportate nelle 'centrali del riciclo', i lisosomi, per essere degradate.

La difficoltà di studiare l'autofagia ha fatto sì che si sapesse ben poco di questo processo fino a quando, grazie a una serie di esperimenti brillanti condotti nei primi anni '90 da Ohsumi sul lievito di birra, sono stati identificati i geni chiave del meccanismo. Lo scienziato ha poi continuato a esplorare l'autofagia nel lievito, e ha dimostrato che un simile 'macchinario sofisticato' viene usato anche nelle cellule umane. Le scoperte di Ohsumi hanno aperto la strada alla comprensione dell'importanza fondamentale dell'autofagia in numerosi processi fisiologici, come l'adattamento alla fame o la risposta alle infezioni. Mutazioni nei geni dell'autofagia possono causare malattia e il processo è coinvolto in diverse condizioni, tra cui il cancro e le patologie neurologiche.

Quando ha ricevuto la fatidica chiamata da Thomas Perlmann, segretario del Comitato dei Nobel, Ohsumi è rimasto "sorpreso". Era nel suo laboratorio, racconta, e gli è stato detto che "c'era un solo premiato": lui. "E' stata anche questa una sorpresa per me", ammette ancora in stato di "choc", poco dopo l'annuncio ufficiale. "E' stata la vera sorpresa, perché così tante persone stanno lavorando ora nel campo dell'autofagia", anche se "oggi abbiamo più domande di quando ho cominciato", sottolinea il biologo cellulare giapponese che è il 23esimo Nobel nato in Giappone (il sesto per la Medicina).

Il campo delle ricerche sull'autofagia è sì diventato enorme, ma "solo di recente", precisa Ohsumi nella sua prima intervista, raggiunto al telefono da Adam Smith dello staff dei Nobel. Dopo i suoi studi c'è stato un 'effetto cascata'. Un'esplosione. "E' così", conferma lo scienziato, e questo filone "si è sviluppato velocemente. Quando ho cominciato il mio lavoro, probabilmente ogni anno sull'autofagia comparivano 20 studi o meno. Ora sono più di 5mila o qualcosa di simile. E' un enorme cambiamento che è avvenuto negli ultimi 15 anni o giù di lì".

Ma Ohsumi di autofagia ha cominciato a occuparsi ormai "più di 27 anni fa". Una scelta "fortunata", la definisce. "Il lievito - spiega - è stato un sistema davvero buono per studiare l'autofagia, che è stata a sua volta un buon argomento su cui lavorare".

"Io credo che ci siano funzioni fondamentali delle cellule che si sono conservate dal lievito ai mammiferi - prosegue il biologo - Certamente i 'vacuoli' del lievito sono diversi dai lisosomi delle cellule umane. Ma io ho pensato che i meccanismi più fondamentali dovevano essersi conservati. Era il mio assunto quando ho cominciato il mio lavoro". E i risultati ottenuti gli hanno dato ragione. Certo, conclude Ohsumi, "restano ancora così tante domande aperte. Anzi - ribadisce - direi che oggi abbiamo più domande di quando ho cominciato".

NOBEL, RICCIARDI (ISS): "PER RIPORTARLO IN ITALIA PIÙ FONDI A RICERCA DI BASE" - "Per riportare il premio Nobel per la Medicina a uno scienziato italiano occorre un maggiore investimento in ricerca di base" commenta all'Adnkronos Salute Walter Ricciardi, presidente dell'Istituto superiore di sanità (Iss).

"Purtroppo la scarsità di finanziamenti alla ricerca di base che c'è in Italia - prosegue - la paghiamo anche in termini di premi Nobel. Speriamo che i fondi ricomincino a crescere, perché al momento sono Paesi come Stati Uniti, Giappone e anche Cina a ottenere questo tipo di risultato. Dobbiamo tornare a essere competitivi, le intenzioni ci sono, e ad esempio il progetto Human Technopole va in questa direzione".

"Anche l'Iss - ricorda il presidente - ha effettuato la sua riorganizzazione in direzione della salvaguardia della ricerca di base. E recentemente abbiamo pubblicato su 'Nature' una importante scoperta in campo oncologico. Ma se vogliamo che il nostro Paese venga insignito di un Nobel, come meriterebbe, dobbiamo fare di più, tornando a contare sul supporto dei finanziamenti pubblici", conclude Ricciardi.

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