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Basilicata, Calenda: "Noi esclusi", Pd rilancia: "No preclusioni" ma volano accuse

14 marzo 2024 | 20.39
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Minoranza dem spinge per recuperare i ‘centristi’ ma c’è chi sbotta: "Leader di Azione ogni giorno ha cambiato carte in tavola"

Carlo Calenda - Fotogramma
Carlo Calenda - Fotogramma

I 5 Stelle hanno escluso Azione. Ne abbiamo preso atto, fine. Non c'è nessun problema". Carlo Calenda ricostruisce così quanto accaduto nella trattativa sulle regionali in Basilicata. Un veto dei 5 Stelle che avrebbe tagliato fuori Azione della coalizione di centrosinistra. Al di là della ricostruzione di Calenda, l'esito è che comunque al momento Azione non solo è fuori, ma potrebbe addirittura convergere sul presidente uscente del centrodestra, Vito Bardi. Un esito che allarma parte del Pd lucano.

Senza Calenda, che in Basilicata vuol dire Marcello Pittella e almeno un 5-6% di voti, la partita diventa più che in salita. "'Testardamente unitari' per me vale anche per Azione e Italia Viva. Tenerli fuori dalla coalizione in Basilicata è un grave errore politico, oltreché masochismo elettorale'', mette agli atti il dem lucano Salvatore Margiotta.

E anche dalla minoranza dem arriva un alert. Dice il senatore Alessandro Alfieri: "Dobbiamo fare tutti gli sforzi, fino all'ultimo secondo utile, per costruire la coalizione più competitiva possibile. Non ci possono essere veti reciproci. Vale per la Basilicata, per le prossime amministrative e in prospettiva per le elezioni politiche", serve "il pieno coinvolgimento delle forze civiche e moderate". Un coinvolgimento che Elly Schlein non esita a rilanciare ricalcando lo schema adottato finora ovvero quello di ricercare la massima unità delle forze di centrosinistra.

Dal Pd nessuna preclusione a un allargamento della coalizione del centrosinistra. Noi continuiamo a essere unitari. Ancora una volta il Pd farà valere le regioni dell'unità, quindi nessuna preclusione", rimarcano fonti Pd.

Ma in Transatlantico c’è chi non trattiene lo sfogo e dà una versione diversa dei fatti rispetto a quella di Calenda: “Ha cambiato ogni giorno le carte in tavola. Prima ha detto no a Chiorazzo, poi che apprezzava Bardi e che Speranza si comporta da feudatario per poi dire che in fondo Chiorazzo andava bene dopo mesi che noi glielo chiedevamo… ma si può fare così?”, sbotta un parlamentare dem. Ieri, prima che Pd-M5S-Avs e Più Europa chiudessero sull’oculista Domenico Lacerenza, ci sarebbe stato uno scambio di messaggi tra Calenda e Schlein. Il leader di Azione avrebbe sollecitato la segretaria del Pd per poi annunciarle di essere pronto a lanciare la candidatura di Pittella. Un nome però, al pari di quello di Chiorazzo, non in grado di unire.

“Sia Calenda che Conte hanno messo il veto su Chiorazzo ma poi con 5 Stelle, Avs e Più Europa ci si è messi dentro ad un percorso per arrivare una soluzione unitaria”, riferisce chi ha lavorato al dossier. Quanto ai malumori della minoranza che sollecita ad allargare la coalizione ai ‘centristi’, dalla maggioranza dem si fa notare che alla trattativa e quindi all’accordo raggiunto su Lacerenza hanno lavorato non solo il responsabile Organizzazione Pd, Igor Taruffi, vicino a Schlein, ma anche il responsabile Enti Locali, Davide Baruffi, braccio destro di Stefano Bonaccini.

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