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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

03 gennaio 2017 | 09.53
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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

"Cancellarli del tutto no: i voucher contrastano il lavoro nero. È evidente però che c’è stato un abuso. Vanno modificati". Così, con il 'Corriere della Sera', il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan.

"Chiediamo -insiste Furlan- che i voucher siano riportati a quello che erano in origine nella legge Biagi: strumenti da utilizzare solo in casi eccezionali. In settori come edilizia e agricoltura, poi, non devono esistere".

"La vittoria del Sì ai referendum promossi dalla Cgil estenderebbe la protezione “re ale”definita dall’art. 18 alle imprese con più di 5 dipendenti, una soglia inferiore a quella attualmente prevista, cancellerebbe i vouchers anche per coloro che li utilizzano per i giusti motivi (ad esempio, pensionati o studenti che integrano il proprio reddito con prestazioni occasionali)". Così, in un intervento su 'L'Unità', l'economista Pietro Reichlin.

"Si crede davvero -si domanda Reichlin- che, in questo modo, i lavoratori oggi assunti con il contratto a tutele crescenti, o pagati con vouchers, si trasformerebbero magicamente in lavoratori stabili e garantiti? Al contrario, il problema del precariato e del dualismo del mercato del lavoro si aggraverebbe vanificando l’obiettivo di aumentare i diritti dei lavoratori".

"Si chiami articolo 18 in versione 2.0, si chiami in un altro modo, poco mi appassiona. Sarebbe una grande vittoria, politica e culturale, costringere il Parlamento ad iniziare da questi nuovi pilastri. Perché sarebbe prima di tutto l'ammissione che non è tagliando i diritti che l'occupazione riparte, ma agendo sul mercato delle merci (non del lavoro). Perché se non si torna ad investire in conoscenza ed innovazione da un lato, a far riprendere i consumi dall'altro (e allora fisco, stabilità nei salari, liberalizzazioni vere) non ce n'è per nessuno". Così, in un intervento su 'L'Unità', il segretario generale della Fillea Cgil, Alessandro Genovesi.

Secondo Genovesi "perché si ammetterebbe la sconsolante verità che non è stato togliere l'articolo 18 il volano per le trasformazioni a tempo indeterminato del 2015/16, ma il sostanziale abbassamento del costo del lavoro sotto forma di incentivi e che, se proprio una strada va perseguita su questo versante, rimane quella della riduzione del cuneo fiscale sul lavoro più che sconti a pioggia alle imprese. Insomma sarei per andare a vedere le carte di questo Parlamento. Per vederle al Pd, ma anche ai 5 Stelle, che tante contraddizioni hanno al proprio interno, scaldando ovviamente da subito anche i motori sul referendum Cgil (perché ovviamente se si faranno, si devono vincere) senza regalare però a nessuno eventuali avanzamenti sui temi del lavoro che - inutile prenderci in giro - senza le mobilitazioni del "sindacato rosso" non sarebbero nemmeno entrati nell'agenda".

Tempi stretti per il 'reddito di inclusione'. A beneficiarne, una buona fetta del milione 600 mila famiglie italiane che l’Istat ha certificato come nuovi poveri. Per loro, un aiuto mensile fino a 400 euro. Esiste già un budget per quel che si preannuncia (quando sarà approvato) come il provvedimento più popolare del governo Gentiloni. A spingere la misura è soprattutto il ministro pd delle Politiche agricole, Maurizio Martina, che, intervistato da 'La Repubblica' non esclude il ricorso al decreto d’urgenza: "Per me è lo strumento migliore per renderla operativa nel giro di poche settimane".

Secondo Martina "si tratterà di un sostegno finanziario non assistenziale, che dovrà rispettare determinati criteri e che coinvolgerà nella prima fase famiglie con minori".

"Rischiamo di entrare in un circolo vizioso: i regolatori si sono impegnati a ridurre la rischiosità delle banche per evitare che andassero a scapito dei cittadini. Ma alzare le asticelle significa allontanare capitali. La salvaguardia della solidità è un obiettivo importante, però se si esagera succede che a parità di capitale disponibile le banche possano fare meno credito". Gian Maria GrosPietro, presidente di Intesa Sanpaolo, in un colloquio con il Sole 24 Ore, parla di regole e Vigilanza, ma anche del decreto salva-risparmio.

"È giustificato che lo Stato -continua- intervenga nelle banche perché sono uno snodo fondamentale della produzione della ricchezza nazionale, dunque c’è un interesse pubblico. Ma è necessario che una volta entrato, lo Stato prenda realmente il controllo, compia scelte forti ed esca il prima possibile".

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