cerca CERCA
Sabato 27 Aprile 2024
Aggiornato: 02:23
10 ultim'ora BREAKING NEWS

Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

08 gennaio 2016 | 10.09
LETTURA: 4 minuti

Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

"La volatilità di questi giorni è dovuta alla incertezza sul livello a cui si attesterà il tasso di cambio. È da tempo che il mercato spinge la svalutazione dello yuan. Le ragioni sono molteplici: oltre al rallentamento tendenziale ed inevitabile dell’economia cinese, c’è anche l’aumento dei tassi d’interesse negli Stati Uniti con le aspettative di una stretta ulteriore della politica monetaria di quel Paese". Così, sulla crisi cinese, l'economista Lucrezia Reichlin in un intervento sul 'Corriere della Sera'.

"Dal mese di agosto i flussi di capitale in uscita dalla Cina hanno determinato -spiega ancora l'economista- una svalutazione sul mercato internazionale (offshore, quello non regolato), di quasi l’8 per cento. Il mercato interno (onshore, regolato dalle autorità) ha solo seguito questa dinamica. Tuttavia la svalutazione di questi giorni ha creato panico. In realtà -conclude- l’aggiustamento era inevitabile".

"C’è soprattutto una mancanza di fiducia. Dall’estate scorsa gli investitori hanno perso fiducia e il governo di Pechino ha compiuto una serie di errori tattici che hanno peggiorato le cose". Fred Hu, 52 anni, master in ingegneria all’università di Tsinghua e PhD in economia all’Università di Harvard, è stato economista al Fondo monetario internazionale, e poi presidente e partner di Goldman Sachs in Cina.

"Per esempio -continua- l’introduzione del sistema dei circuit breakers (interruttori) in questo momento particolare".

"No, il tessile italiano non farà la fine di quello inglese o francese", che hanno visto la loro filiera svanire quasi completamente. Per Andrea Sianesi, economista e presidente della Mip, la business school del Politecnico di Milano, intervistato dal 'Sole 24 ore', il futuro della filiera è complesso ma non segnato.

"Le percentuali sono molto piccole, i numeri non sono più quelli del passato, perché stiamo vivendo un processo di consolidamento -continua- ma una crescita c’è. L’Italia ha buone carte per giocarsi la partita".

"Questo è un mondo che cresce poco, perciò lascia margini ridotti all’errore. Qualsiasi sorpresa negativa viene enfatizzata, tocca nervi troppo scoperti, basta sfiorarli per provocare reazioni inconsulte. Ma quando sei in mezzo a tempeste, vere o presunte, devi sempre avere come bussola i dati fondamentali dell’economia. Così molte nubi scompaiono subito". Così Alessandro Fugnoli, strategist di Kairos Partner, intervistato da 'QN' sulla crisi cinese.

"Vogliamo cominciare dal panico per i cali di Shanghai? La Borsa - esordisce Fugnoli- non ha legami particolari con l’economia cinese, è stata usata dal governo, in certi momenti, per dare fiducia, in altri per stimolare le ricchezze individuali. Questa discesa degli indici è molto simile a quella di agosto".

"I risparmiatori non possono comportarsi come i grandi investitori istituzionali che vendono e comperano in tutto il mondo. Se non sono sbilanciati verso una sola area o un unico settore non devono far altro che star fermi. Non fare nulla". Così, intervistato da 'Libero', Ennio Doris, presidente di Mediolanum, sulla crisi cinese.

"Il vero rischio -continua- è muoversi nel momento sbagliato e amplificare perfino le perdite".

"In Europa cominciano ad arrivare dati congiunturali positivi e tiriamo un sospiro di sollievo. Ma proprio perché c’è la conferma delle straordinarie risorse che possono essere valorizzate, appare stridente il problema politico: l’Europa non esiste come corpo unico e questo fa sè che la crescita sia arrivata a un ritmo più debole di quelli che hanno seguito altre recessioni". Jean-Paul Fitoussi, uno dei più prestigiosi economisti europei, con cattedre a SciencesPo e all’italiana Luiss, riflette, con 'Repubblica', sui marosi che si abbattono sul continente quando questo potrebbe vivere la sua ripresa.

"Se si fossero fatti passi avanti più decisi in termini di integrazione, la crescita sarebbe più vigorosa -conclude- e sarebbero state più contenute le conseguenze sui mercati di crisi generate altrove".

"L'esplosione di una bolla, ma non una crisi strutturale che possa causare un grave effetto domino sulle altre economie". Per Dean Baker, fondatore del Center for Economic and Policy Research, noto esperto di macroeconomia intervistato da 'Il Messaggero', bisognerebbe ridimensionare l'ansia mondiale per quel che sta succedendo in Cina.

"In verità tutti i mercati -spiega- erano pronti per una correzione. A nessuno piace riconoscerlo, ma se tre anni fa ci avessero detto che i mercati oggi sarebbero stati a questo livello, non ci avremmo creduto".

Riproduzione riservata
© Copyright Adnkronos
Tag
Vedi anche


SEGUICI SUI SOCIAL



threads whatsapp linkedin twitter youtube facebook instagram
ora in
Prima pagina
articoli
in Evidenza