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Camminata veloce come un farmaco

20 aprile 2018 | 13.13
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Camminata al parco - FOTOGRAMMA
Camminata al parco - FOTOGRAMMA

Via libera a tuta e scarpe da ginnastica per la salute del cuore. Uno studio italiano promuove a pieni voti la camminata veloce, potente alleato e 'spia' della salute dei cardiopatici. I pazienti che riescono a camminare velocemente, infatti, finiscono per ricoverarsi di meno. E anche la permanenza in ospedale appare ridotta rispetto a chi si muove più lentamente. La ricerca, firmata da Carlotta Merlo e i suoi colleghi dell'Università di Ferrara, è stata presentata a Lubiana a 'EuroPrevent 2018', congresso dell'European Society of Cardioloy (Esc), e pubblicata sull''European Journal of Preventive Cardiology'.

Lo studio è stato condotto per 3 anni su 1.078 pazienti ipertesi, l'85% dei quali aveva anche una malattia coronarica e il 15% una valvolare. A tutti è stato chiesto di camminare per 1 km su un tapis roulant a quella che per loro era un'intensità moderata. Dopodiché sono stati divisi come camminatori lenti (2,6 km/h), intermedi (3,9 km/h) e veloci (5,1 km/h). In totale 359 pazienti facevano parte del primo gruppo, 362 del secondo e 357 erano camminatori veloci. Il team ha poi registrato il numero di ricoveri per tutte le cause e la durata della permanenza in ospedale nei successivi 3 anni, grazie ai dati contenuti nel registro del Servizio sanitario dell'Emilia Romagna. E i risultati hanno evidenziato i benefici della camminata veloce.

"Non abbiamo escluso alcuna causa di morte - spiega Merlo - perché la velocità della camminata ha conseguenze significative per la salute pubblica. Se è ridotta - sottolinea - è un marker di mobilità limitata, un precursore di disabilità, malattia e perdita di autonomia". Nel corso dei 3 anni di studio, 182 camminatori lenti (52%) hanno avuto almeno un ricovero in ospedale, contro il 44% di quelli intermedi e il 31% di quelli veloci.

Non solo. Gli esponenti dei tre gruppi hanno anche passato rispettivamente un totale 4.186 giorni (i lenti), 2.240 giorni (gli intermedi) e 990 giorni (i veloci) in ospedale in 3 anni. Ebbene, l'analisi ha mostrato che i camminatori veloci, quando si ricoverano, lo fanno però per meno tempo degli altri: in media 9 giorni a paziente, contro i 23 dei compagni più lenti. Per ogni km/h in più nella velocità totalizzata, c'è una riduzione del 19% della probabilità di ospedalizzazione in 3 anni. E il confronto con i compagni più lenti mostra che il rischio di un ricovero per i più veloci è ridotto del 37%.

"Più è veloce la camminata, minore è il rischio di ricovero e la durata della permanenza in ospedale - sintetizza Merlo - Dal momento che la velocità della camminata è un marker di mobilità limitata, collegata a una ridotta attività fisica, abbiamo dedotto che i camminatori veloci nello studio fossero tali anche nella vita reale. Camminare è l'esercizio più popolare negli adulti. E' libero, non richiede un allenamento speciale e può essere praticato quasi ovunque. Anche brevi, ma regolari camminate - conclude - hanno benefici per la salute sostanziali. Il nostro studio mostra che i benefici sono maggiori quando il ritmo del passo è aumentato".

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