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Medicina

Roma, prima sostituzione protesi mitralica per via percutanea

(Fotogramma)
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02 febbraio 2017 | 21.57
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Spesso le patologie cardiache si accompagnano a comobirdità che rendono nulla ogni chance chirurgica, riducendo l'aspettativa di vita dei pazienti. Ma adesso un nuovo intervento apre le porte a inedite possibilità di trattamento. I malati cardiopatici con problemi alla valvola mitrale, ma chirurgicamente inoperabili, possono essere salvati. E' stato eseguito a Roma, dall'équipe di Tor Vergata guidata dal cardiologo e direttore della Cattedra di Cardiologia, Francesco Romeo, il primo intervento di impianto di una valvola protesica polmonare all'interno di una protesi mitralica disfunzionante. Nella squadra i cardiologi Gian Paolo Ussia, professore associato di Cardiologia a Tor Vergata, Massimo Marchei e Valeria Cammalleri, e il cardioanestesista Pasquale De Vico.

L'intervento è stato condotto su una paziente con grave scompenso cardiaco refrattario alla terapia medica massimale a causa della degenerazione della valvola protesica biologica mitralica impiantata in precedenza. Proprio per il fatto di avere già subito un'operazione chirurgica, e per la presenza di numerose comobirdità, la donna non poteva essere operata tradizionalmente.

"Siamo riusciti insieme al professor Ussia a inserire una valvola protesica polmonare dentro la protesi biologica disfunzionante, attraverso la tecnica della doppia puntura transettale - spiega Romeo all'AdnKronos Salute - Dal punto di vista tecnico, questo intervento è una prima mondiale". Come ricorda il cardiologo, infatti, "alcune valvole vengono inserite all'interno di altre per via transapicale, ovvero bucando la punta del cuore. Noi invece siamo riusciti a farlo per via percutanea, pungendo la vena femorale".

"Abbiamo inserito un catetere nella vena femorale - continua Romeo - per poi condurlo nella vena cava inferiore fino all'atrio destro. Poi abbiamo bucato il setto divisorio tra gli atri in due punti. Nel catetere superiore abbiamo inserito la valvola, in quello inferiore un sistema di ancoraggio che ha catturato la valvola all'uscita dal catetere, e l'abbiamo orientata verso la valvola mitrale introducendola nella protesi".

"L'intervento - commenta Ussia - conferma la possibilità di poter trattare con tecnica transcatetere per via totalmente percutanea le valvulopatie mitraliche e la malattia delle protesi chirurgiche in sede mitralica. Prima di questo intervento i pazienti ad alto rischio non avevano altre opzioni".

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