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Il cuore si opera con il robot

23 ottobre 2019 | 12.25
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L'automa 'da Vinci X' in servizio all'Humanitas Gavazzeni di Bergamo. Primo in Italia, l'ospedale entra nella rete europea della cardio-robotica

Un chirurgo al lavoro all'Humanitas Gavazzeni di Bergamo
Un chirurgo al lavoro all'Humanitas Gavazzeni di Bergamo

Ha i polsi che ruotano a 360 gradi, le mani salde e fermissime, gli occhi capaci di scorgere dettagli invisibili alla vista umana. I super poteri del robot 'da Vinci X' - l'ultima versione della piattaforma per interventi soft usata soprattutto in urologia, ginecologia e chirurgia generale - vengono messi al servizio del cuore all'Humanitas Gavazzeni di Bergamo. Il Dipartimento Cardiovascolare dell'ospedale, all'avanguardia nella cura del muscolo-motore fin dagli anni '60 - entra così in rete con i 20 centri europei, dal Belgio all'Inghilterra e dai Paesi Bassi alla Francia, dove è attivo un programma di cardio-robotica che si affianca a cardiochirurgia tradizionale, cardiochirurgia mininvasiva e cardiologia interventistica. "E' l'unico caso italiano", annunciano oggi a Milano gli esperti della struttura. (Video)

Con l'aiuto dell'automa, i camici verdi promettono "interventi più precisi ed efficaci ma anche più 'dolci', perché l'estrema accuratezza della mano robotica consente di ridurre al minimo il trauma dei tessuti e quindi il sanguinamento e il tempo di recupero dei pazienti", permettendo un "rapido ritorno a una vita normale senza necessità di riabilitazione" e rendendo "quasi invisibili le cicatrici sul torace". La tecnica verrà utilizzata per il trattamento dell'insufficienza mitralica, lo 'sfiancamento' della valvola che regola il flusso sanguigno fra atrio e ventricolo nella metà sinistra del cuore. Quella che pompa sangue ossigenato verso il cervello e il resto del corpo.

Il prolasso della valvola mitrale è una delle alterazioni più comuni, ricordano gli specialisti. Affligge il 2-3% della popolazione mondiale, cioè più di 176 milioni di persone, e può essere associato a insufficienza mitralica significativa, endocardite batterica, scompenso cardiaco e morte improvvisa in alcuni casi asintomatici. Respiro difficile dopo uno sforzo, sensazione di grande affaticamento e palpitazioni sono i principali segnali-spia. Considerata la progressione della patologia, dopo i 50 anni i medici raccomandano un controllo ecocardiografico anche in assenza di sintomi.

Il protagonista dell''operazione da Vinci' in Humanitas Gavazzeni è Alfonso Agnino, cardiochirurgo specializzato da oltre 10 anni nell'uso di tecniche mininvasive video-assistite. "La cardiochirurgia robotica - spiega l'esperto, responsabile di Cardiochirurgia robotica e mininvasiva all'ospedale bergamasco - è un'opzione ancora poco diffusa in Italia, ma una realtà già consolidata in Stati Uniti, Cina, Francia, Germania ed Europa del Nord. E' manifestazione della medicina del futuro, in cui la macchina potenzia le capacità dell'équipe per realizzare quello che fino a ieri sembrava impossibile, come riparare una valvola di pochi millimetri eseguendo incisioni non più grandi di quelle con cui i dermatologi rimuovono i nei. Questo - precisa - a fronte dell'acquisizione di capacità tecniche che implementano il percorso formativo di tutto lo staff della sala operatoria".

Per il nuovo impiego del robot, infatti, è cruciale la preparazione dell'intera squadra di professionisti di sala operatoria, che comprende non solo il cardiochirurgo, ma anche anestesisti, perfusionisti, infermieri e operatori socio sanitari. Il team di Agnino ha seguito un training specifico alla Orsi Academy di Melle in Belgio, Centro di addestramento europeo specializzato in formazione per la chirurgia robotica (www.orsi-online.com), e all'ospedale Nemocnice Na Homolce di Praga in Repubblica Ceca (www.homolka.cz), sotto la guida di maestri internazionali di robotica. Agnino ha inoltre portato a termine un training universitario specifico di simulazione robotica con gli ex piloti dell'aviazione militare francese allo Stan Institute di Nancy (https://stan-institute.com).

Ma come avviene l'intervento di cardiochirurgia robotica? Prevede quattro incisioni di 8 millimetri e uno o due tagli sotto-ascellari da 1,5 centimetri. Durante la procedura, l'ecografia transesofagea guida in sicurezza il passaggio degli strumenti attraverso le strutture del torace precedentemente studiate in fase diagnostica. Più nel dettaglio, i principali benefici sono una ridotta perdita di sangue che si traduce in stabilità dei valori dell'emoglobina e in una minore necessità di ricorrere a trasfusioni; il recupero più rapido delle funzioni, con un decorso post-operatorio non complicato che prevede 24 ore di degenza in Terapia intensiva contro le 48 previste per la chirurgia mininvasiva video-assistita; generalmente nessun periodo riabilitativo. Normalmente il paziente viene dimesso dopo 4 giorni; dopo 15 fa una visita e successivamente controlli ambulatoriali periodici.

"Lo sviluppo delle tecniche chirurgiche mininvasive - afferma Paolo Panisi, responsabile della Cardiochirurgia di Humanitas Gavazzeni - ha consentito di migliorare la qualità di vita dei pazienti grazie al minor impatto di queste tecniche a livello fisico e psicologico. La cardiochirurgia robotica segna un'ulteriore evoluzione del gesto chirurgico mininvasivo". Con un impatto evidente a chi segue i malati dopo l'intervento: "I pazienti sottoposti a intervento di cardiochirurgia robotica si sono dimostrati più stabili per quel che riguarda l'entità del dolore postoperatorio, il volume totale di perdite ematiche e il ripristino di una normale funzione respiratoria - riferisce Giovanni Albano, responsabile di Anestesia e Terapia intensiva alla Gavazzeni - Situazioni cliniche che possiamo ricondurre alla minore invasività tissutale e alla maggiore precisione del gesto chirurgico proposto dalle tecniche mininvasive robotiche".

"Il robot da Vinci - commenta Alberto Cremonesi, responsabile di Cardiologia e coordinatore del Dipartimento Cardiovascolare - chiude il cerchio delle possibilità terapeutiche con cui il Dipartimento risponde alle necessità del singolo paziente. Humanitas Gavazzeni crede nell'innovazione tecnologica e investe per poter garantire la cura del cuore a 360 gradi, con un approccio che tiene conto delle specificità di ogni malato. In questo senso il robot è una nuova frontiera del ventaglio terapeutico disponibile ad oggi nel mondo, accanto alle tecniche chirurgiche classiche e alle procedure interventistiche".

L'avvio della robotica presso l'ospedale bergamasco si inserisce nel programma di sviluppo del Dipartimento Cardiovascolare che già negli anni '70 - con big quali Vincenzo Baldrighi, Mario Viganò, Daniel Guilmet e Lucio Parenzan - è stato un punto di riferimento internazionale nel settore.





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