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Salvini querela Belsito

27 novembre 2018 | 17.39
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Matteo Salvini ha sporto questa mattina alla Corte d'Appello di Milano querela nei confronti dell'ex tesoriere della Lega Francesco Belsito. La querela depositata dall'avvocato della Lega è obbligatoria in base alla nuova legge: la denuncia consente di celebrare il processo dal momento in cui la magistratura non può più procedere d'ufficio per il reato di appropriazione indebita. L'ex tesoriere del Carroccio è imputato proprio per appropriazione indebita con Umberto Bossi e il figlio Renzo per aver usato i fondi del Carroccio per fini privati. Presentare la denuncia entro fine mese era dunque indispensabile per celebrare il dibattimento. "Non sono affatto sorpreso del fatto che la Lega abbia scelto di colpire ancora una volta il tesoriere come terminale finale di questa vicenda - commenta Belsito all'Adnkronos - e quindi tutte le colpe sono del segretario amministrativo".

All'indomani della sentenza della Corte d'Appello di Genova che ha confermato la condanna nei confronti di Belsito, così come per l'ex leader Umberto Bossi, nel processo sulla maxi-truffa ai danni dello Stato da 49 milioni di euro di rimborsi ottenuti per il partito durante gli anni di gestione 2008-2010, l'avvocato Rinaldo Romanelli, legale dell'ex tesoriere della Lega, dice all'Adnkronos: "Faremo ricorso in Cassazione, io credo che non si possa configurare la truffa ai danni dello Stato in relazione al meccanismo del finanziamento pubblico ai partiti e non ci sono precedenti in giurisprudenza".

Per Belsito, condannato in secondo grado a 3 anni e 9 mesi, ora si apre il percorso verso il giudizio di legittimità ma prima si attendono le motivazioni della sentenza di ieri, per le quali c'è un termine di deposito di 60 giorni. "C'è speranza nella Cassazione - prosegue il legale - dobbiamo vedere sulla base di quali argomenti la Corte d'Appello avrà ritenuto di condannarci. Qui si tratta di questioni di legittimità sulle quali non ci sono ad oggi precedenti". La pronuncia in punto di diritto sulla vicenda dovrà arrivare dalla Cassazione, centrale il nodo legato al reato di 'truffa' contestato che, come precisa l'avvocato Romanelli, "secondo noi non è configurabile perché il finanziamento non è erogato in funzione delle spese che il partito ha sostenuto e può documentare ma esclusivamente in relazione al numero di voti che il partito ha preso, e fino al 2012 queste somme non avevano un vincolo di destinazione pubblicistico".

"I 49 milioni non sono una cosa nostra - dice l'avvovato Romanelli - A Belsito vengono contestati 2 bonifici di un investimento che stava facendo per nome della Lega in banche a Cipro e in Tanzania. Gli contestano l'appropriazione indebita, la Corte d'Appello ha confermato la condanna di primo grado ma quei soldi erano tornati interamente nelle casse della Lega. Nessuno ha mai contestato a Bossi e Belsito di essersi appropriati dei 49 milioni".

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