Roma, 29 apr. (Adnkronos Salute) - 'Re del deserto' sempre più nel mirino per l'epidemia di sindrome respiratoria grave che sta colpendo il Medio Oriente. Nuove prove inchiodano i cammelli, già sospettati per essere all'origine del focolaio di Mers. Gli scienziati della Columbia University's Mailman School of Public Health (Usa), della King Saud University (Arabia Saudita) e dell'EcoHealth Alliance hanno estratto un campione completo, vivo e contagioso di coronavirus della Mers da due cammelli in Arabia Saudita. Il campione si abbina perfettamente al patogeno rilevato negli esseri umani. Questo indica che il virus nei cammelli è in grado di infettare l'uomo, e dunque che i cammelli sono una probabile fonte del focolaio.
I risultati vengono descritti online su 'mBio'. I ricercatori hanno esaminato campioni nasali prelevati nel corso di un'indagine nazionale in Arabia Saudita sui cammelli, selezionando i due animali con la carica virale più alta. Poi i patogeni sono stati coltivati e mappati, e i dati confrontanti con quelli di campioni nasali di altri cammelli. Ebbene, le sequenze genetiche erano coerenti con i coronavirus trovati nei pazienti umani; tuttavia i campioni da cammelli contenevano più di un genotipo virus. "L'individuazione del virus infettivo rafforza la tesi che vuole i cammelli serbatoi per il Mers-CoV," dice il primo autore dello studio, Thomas Briese. "La gamma ristretta di virus Mers negli esseri umani e quella molto ampia nei cammelli può spiegare in parte il perché la malattia nell'uomo è rara: solo alcuni genotipi sono capaci" di superare la barriera fra le specie, aggiunge Briese. (segue)