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Tasi, scadenza alle porte. Uil: rincari per il 50% delle famiglie

14 giugno 2014 | 15.01
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L’allarme del sindacato alla vigilia del pagamento della prima rata: per una unità familiare su due costerà più dell’Imu 2012. Cgia: in quasi due capoluoghi su tre niente imposta sui capannoni

Ci siamo. La scadenza per il pagamento della prima rata della Tasi è alla porte. E alla vigilia la Uil lancia l’allarme: il 52,8% delle famiglie rischia di pagare per la tassa sui servizi indivisibili, in scadenza lunedì 16, più di quanto pagato con l’Imu nel 2012. Il dato emerge da una simulazione del Servizio Politiche Territoriali della UIL su 180 modelli di famiglie residenti nelle 45 città capoluogo che hanno pubblicato le aliquote. Certo - osserva la Uil - è difficile valutare il peso delle 2 imposte, perché la Tasi a differenza dell’Imu non presenta detrazioni nazionali uguali per tutti, ma queste sono demandate ai singoli Comuni (la Uil calcola almeno 75 mila combinazioni diverse). Come spiega Guglielmo Loy, Segretario Confederale Uil, “attuando il ‘metodo del pagamento soggettivo’, dalle nostre proiezioni emerge, che per una casa accatastata in A/3 su 45 famiglie senza figli, per 23 di esse (il 51,1% del totale del campione), la TASI è più pesante dell’IMU. Per lo stesso immobile, ma con 1 figlio, la TASI è più pesante per 32 famiglie (il 71,1% del totale del campione)”. Fra gli aumenti più pesanti, quelli che - in base ai risultati della simulazione - si registrano a Mantova con incrementi fino a 181 euro per immobile A/3. Ma con la Tasi, aggiunge la Uil, sono possibili anche risparmi fino a 300 euro. Se questi sono gli effetti, fa osservare Loy, “ci chiediamo se è valsa la pena dibattere un anno sul ‘tormentone IMU’ per arrivare alla Tasi. Si cambiano i nomi, ma non si cambia l’effetto che le imposte hanno sulle tasche dei cittadini e in particolare di coloro che vivono con redditi fissi”.

Secondo la stima fornita dalla Cgia di Mestre, dopo aver analizzato le decisioni prese dai Comuni capoluogo di provincia, in quasi 2 capoluoghi su 3 non si pagherà la Tasi sui capannoni. Su un totale di 47 amministrazioni comunali capoluogo di provincia che hanno deliberato l’aliquota Tasi, ben 29 (pari al 61% del totale) hanno deciso di azzerare l’aliquota. ”Una buona parte dei sindaci - osserva il Segretario della CGIA Giuseppe Bortolussi - ha capito che la tassazione sugli immobili strumentali ha ormai raggiunto un livello insopportabile. Pertanto, ha deciso di azzerare la Tasi, evitando a molti imprenditori una nuova stangata”.

Bortolussi ricorda che “dal 2011 abbiamo assistito ad aumenti fiscali inauditi: l’Imu, infatti, si è dimostrata più pesante dell’Ici, inoltre in questi ultimi anni si è registrato un progressivo aumento della base imponibile su cui vengono calcolate le imposte che ha costretto gli imprenditori a pagare di più’’. Ad esempio, entro lunedì prossimo, rispetto a quanto pagato con la prima rata nel giugno 2011, l’importo medio da versare è di fatto raddoppiato, con punte del 180 per cento ad Aosta, del 154 per cento a Biella, del 151 per cento a Lucca, del 143 per cento a Caserta, del 141 per cento a Cagliari e del 130 per cento a Torino. Per i proprietari dei capannoni ubicati nei Comuni che hanno introdotto la Tasi, gli aumenti rispetto a quanto hanno versato con la prima rata nel 2013 sono di tutto rispetto. Entro lunedì, tra Tasi e Imu a Biella si pagherà mediamente il 43 per cento in più (pari a 965 euro), a Treviso il 35 per cento in più (344 euro) e a Grosseto il 33 per cento in più (117 euro).

“A rendere un po’ meno pesante l’impatto economico di queste imposte - conclude Bortolussi - va ricordato che dal 2013 l’Imu sugli immobili strumentali è parzialmente deducibile, effetto che non abbiamo considerato nei nostri calcoli. Dall’anno scorso, infatti, l’Imu è deducibile dalle imposte dirette IRPEF e IRES nella misura del 30 per cento, soglia che da quest’anno scende al 20 per cento. Mentre la Tasi è per i proprietari degli immobili strumentali interamente deducibile”.

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