L'Ocse rivede al rialzo le stime del Pil italiano per il 2015 nel suo Interim Economic Outlook con una crescita fissata allo 0,7% (+0,1 punti rispetto alle previsioni di giugno). L'Organizzazione tuttavia t aglia di 0,2 punti, a +1,3%, la crescita dell'economia italiana prevista per il prossimo anno.
A livello globale l'Ocse segnala come continui la ripresa delle economie avanzate, mentre sulla crescita delle principali economie emergenti pesa la stagnazione del commercio mondiale e il deterioramento dei mercati finanziari, con una Cina destinata a scendere ai livelli di crescita minimi degli ultimi 30 anni e un Brasile nettamente in recessione.
In dettaglio per gli Stati Uniti, l'Ocse stima una crescita del 2,4% quest'anno e del 2,6% nel 2016, mentre il Regno Unito dovrebbe segnare un +2,4 e +2,3%. Il rallentamento della Cina si tradurrà in una crescita del 6,7% quest'anno e del 6,5% il prossimo, un livello inferiore all'India (+7,2 e +7,3%).
Quanto alla zona euro, per l'Ocse la crescita va avanti ma a livelli inferiori alle attese, considerando il crollo dei prezzi del petrolio, il basso livello tassi di interesse a lungo termine e il valore dell'euro. L'Eurozona nel suo complesso - secondo l'Ocse - dovrebbe registrare un Pil in aumento dell'1,6% nel 2015 e dell'1,9 per cento il prossimo anno, ma con andamenti assai differenti fra le diverse economie: la Germania si conferma 'locomotiva' con un Pil in aumento dell'1,6% nel 2015 e del 2 % nel 2016, laddove la Francia dovrebbe registrare rispettivamente +1 % e +1,4%.
Brutte notizie per il Brasile che nel 2015 dovrebbe vedere una contrazione del Pil del 2,8% e un nuovo calo dello 0,7% il prossimo anno.
Commentando i dati Catherine Mann, capo economista dell'Ocse, ha spiegato che "le prospettive della crescita globale si sono un po' indebolite e sullo scenario pesano forti incertezze".Per la Mann "l'andamento della ripresa dell'Eurozona è deludente, consideranno i fattori favorevoli di cui puo' beneficiare": di qui l'invito a "continuare politiche monetarie accomodanti e scelte di bilancio più orientate alla crescita".