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Def, Bankitalia: "Scenario plausibile ma restano rischi"

18 aprile 2016 | 16.11
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Def, Bankitalia:

Lo scenario prefigurato nel Def appare plausibile ma restano dei rischi. E' quanto ha sottolineato il vicedirettore generale di Bankitalia durante l' audizione nelle commissione riunite Bilancio di Camera e Senato sul Def.

Lo scenario disegnato nel Def ''non può dirsi implausibile sulla base dell'attuale situazione congiunturale - afferma - ma resta il rischio di evoluzioni meno favorevoli''. I fari sono puntati sul debito, che secondo il Def inizia a scendere quest'anno ma meno di quanto prospettato nei mesi scorsi. Per Bankitalia ''è un fatto positivo e importante che, nonostante il peggioramento delle proiezioni di crescita, sia stato confermato l’obiettivo di avviare la riduzione del debito a partire da quest’anno. I margini non sono ampi'', afferma Signorini, sollecitando a "mantenere durante l'anno uno stretto monitoraggio dei conti pubblici".

La riduzione del debito "è un obiettivo strategico da perseguire con costanza, per confermare e rafforzare la credibilità della politica di bilancio del Paese agli occhi degli investitori, delle istituzioni e dei partner europei''. E ancora: se si vuole ''mantenere e consolidare la fiducia dei mercati - insiste - è importante conseguire, nel corso del tempo, una riduzione del debito chiara, visibile e progressiva''. L'andamento del debito, prosegue, ''ha riflesso soprattutto la stagnazione del prodotto nominale'' e "questo conferma che l’azione sui conti pubblici è inscindibile da una politica economica orientata a creare le condizioni per una crescita robusta e duratura''.

Sul fronte della pressione fiscale Via Nazionale ricorda poi che, anche se nel 2014 e 2015 è diminuita, ''è rimasta superiore, per circa 2,5 punti percentuali, alla media registrata nel decennio precedente la crisi''.

L'ipotesi di tagli permanenti del cuneo fiscale andrà considerata ''con attenzione l’opportunità di prevedere riduzioni permanenti del cuneo fiscale, a beneficio della crescita dell’occupazione'', osserva Signorini. Secondo le stime di palazzo Koch il jobs act, insieme alla decontribuzione entrata in vigore dal gennaio 2015, hanno contribuito in pari misura ''a raddoppiare la probabilità che un contratto a tempo determinato venga convertito in uno a tempo indeterminato''.

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