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L'Italia verserà all'Ue 107 miliardi in 7 anni

05 novembre 2019 | 14.05
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E' quanto previsto dalla proposta della Commissione europea per il prossimo Mff (Multiannual Financial Framework). Il nostro Paese contribuirà al bilancio con 15,27 mld di euro l'anno in media

(Foto Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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L'Italia dovrebbe contribuire al bilancio Ue con 15,27 mld di euro l'anno, in media, nel prossimo Quadro Finanziario Pluriennale (Mff) 2021-27, a prezzi del 2018, cioè 0,36 mld in più della media del periodo 2014-2020 (14,91 mld l'anno, sempre a prezzi del 2018). E' quanto previsto dalla proposta della Commissione europea per il prossimo Mff (Multiannual Financial Framework), che viene presentata oggi in maggiore dettaglio a Bruxelles.

Mentre per il 2020 il nostro Paese deve versare 15,12 mld, nel 2027, cioè nell'ultimo anno del prossimo bilancio pluriennale, posto che la proposta della Commissione passi senza modifiche nel negoziato tra Consiglio e Parlamento, verserà 15,25 mld (a prezzi del 2018). In percentuale sul Reddito Nazionale Lordo (che è diverso dal Pil, perché vengono sottratti e aggiunti diversi flussi di reddito tra Paesi), il contributo italiano passerà dallo 0,85% annuo, in media, del 2014-20, allo 0,87%, in media, nel 2021-27.

Moltiplicando per sette, cioè stimando il contributo totale nel settennato (che però si paga annualmente), il conto passerà da 104,37 mld nel 2014-20 a 106,89 mld nel 2021-27, cioè 2,52 mld in più, spalmati su 7 anni. A fronte di un contributo annuo di 15,27 mld in media nel 2021-27 (lo 0,87% dell'Rnl), i benefici stimati che all'Italia derivano dal far parte del mercato unico ammontano, secondo stime conservative, a 81,63 mld in media per anno (il 4,33% dell'Rnl).

Tra i benefici del mercato unico c'è il commercio intra Ue, che aumenta a velocità doppia rispetto al commercio estero in generale, ha spiegato il direttore generale al Bilancio della Commissione Gert Jan Koopman. L'aumento dei contributi per l'Italia è decisamente minore della crescita prevista in media per l'Ue a 27 (dallo 0,81% del Rnl dell'attuale Mff allo 0,90% del prossimo). I contributi nazionali, in valori assoluti a prezzi del 2018, passano da 107,33 mld per l'Ue a 27 nel 2014-20 a 130,04 mld nel 2021-27. In percentuale sull'Rnl l'Olanda è (0,67% nell'attuale Mff) e resterà (0,83% nel prossimo) il Paese che versa meno contributi al bilancio Ue. L'aumento dei contributi nazionali, dallo 0,81% del Reddito nazionale lordo in media nel 2014-20 allo 0,90% nel 2021-27, è dettato da vari fattori, come la Brexit (verrà a mancare il Regno Unito, un cospicuo contributore al bilancio Ue), l'inflazione, la crescita economica e le nuove priorità come le politiche migratorie e l'aumento dei fondi per la ricerca. Il resto del bilancio, per arrivare all'1,11% dell'Rnl, viene finanziato da risorse proprie dell'Ue.

Con tutti i caveat del caso (diversi capitoli di spesa del bilancio non comportano un ritorno economico immediato, quindi un rapporto sic et simpliciter tra contributi e allocazioni non rappresenta il quadro completo), le allocazioni per la Politica agricola comune per l'Italia dovrebbero diminuire, passando dallo 0,33% dell'Rnl nel 2014-20 allo 0,26% del 2021-27, mentre dovrebbero aumentare i fondi per le politiche di coesione, dallo 0,29% allo 0,31%. Il ritorno immediatamente tangibile per il nostro Paese dovrebbe quindi passare dallo 0,62% dell'Rnl allo 0,57%. Secondo i calcoli della Commissione, l'Italia figura tra i contributori netti al bilancio Ue: nel 2014-18 il suo saldo operativo di bilancio (per semplificare, la somma algebrica della spesa Ue per Stato membro e i contributi al bilancio dello Stato medesimo) è stato negativo per lo 0,22% del Reddito nazionale lordo, cosa che ne fa un contributore netto. Sono contributori netti anche Belgio (-0,26%), Danimarca (-0,29%), Germania (-0,41%), Francia (-0,29%), Olanda (-0,35%), Austria (-0,31%) e Finlandia (-0,24%). Il maggiore beneficiario netto del bilancio Ue è l'Ungheria di Viktor Orban (+4,02%), seguita dalla Bulgaria (+3,97% il saldo operativo).

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