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Yoni Assia, così con eToro ho rivoluzionato la finanza

23 maggio 2019 | 17.53
LETTURA: 5 minuti

Una piattaforma di social trading che permette anche di 'copiare' gli investimenti altrui

Yoni Assia, fondatore di eToro
Yoni Assia, fondatore di eToro

(di Massimo Germinario) - "La gente è sempre più 'social', è sempre più orientata a gestire globalmente i propri investimenti. Appartengo a una famiglia di banchieri, ma i vecchi modelli non bastano più. Così si spiega il nostro successo». È uno Yoni Assia decisamente ottimista quello che incontra l'Adnkronos nel suo ufficio alla periferia di Tel Aviv. I numeri, d'altronde, gli danno ragione, visto che la eToro, la piattaforma che il 38enne imprenditore israeliano ha fondato nel 2007 assieme al fratello Ronen, ha appena superato la soglia dei 10 milioni di utenti registrati in 140 paesi. La crescita - in alcuni anni anche a tripla cifra - ha portato la società a superare i 700 dipendenti, operativi su scala globale 24 ore al giorno, 7 giorni alla settimana. Ma con 100 milioni di dollari raccolti nel solo 2018 da grandi investitori globali «abbiamo tutti i soldi che ci servono per i nostri progetti», ammette.

Non che il dinamismo manchi a una società che ha rivoluzionato il mondo del trading attraverso intuizioni come la possibilità di aprire un conto e permettere ai clienti di copiare i 'financial influencer', replicando le loro strategie (ovviamente le più redditizie). E non si tratta di guru della finanza: al posto di Warren Buffett, nell'universo social di eToro c'è Jaynemesis, nome 'social' del sudafricano Jay Edward Smith, che vanta più di 90 mila follower ed è copiato da quasi 4400 investitori. È la 'stella’ della piattaforma, ma non va male neanche all'italiano Jarodd76, un investitore romano che nel 2017 ha incassato un plus del 434% e oggi è copiato da 1550 investitori. Un meccanismo doppiamente redditizio anche perché eToro riconosce ai clienti top per 'imitazioni’ una commissione che può arrivare fino al 2% del capitale gestito dai loro follower. Questo 'copyfunding' ovviamente non garantisce da possibili perdite (anche consistenti come nell'annus horribilis delle criptovalute) ma almeno tutto - nella piattaforma israeliana - è visibile a tutti, anche a chi non è iscritto. Perché - spiega il fondatore di eToro - "io credo il sistema finanziario debba essere aperto, i database dovrebbero essere accessibili a tutti, per questo ogni nostro cliente può vedere quello che fanno gli altri".

È il sogno di una finanza senza intermediazioni che già agli albori delle criptovalute lo ha portato a credere - e investire - nei bitcoin, una fede che non è stata scossa neppure dagli impressionanti alti e bassi delle quotazioni e dalle accuse di opacità (con implicazioni nel mondo della criminalità organizzata). I clienti di eToro - ammette Yoni Assia - hanno reagito facendo crollare la quota delle operazioni in criptovalute dall'80% registrato nel 2017 al 5-10% dello scorso anno. «Ma per quel che mi riguarda - sottolinea - forse oggi sono persino più entusiasta che in passato: i Bitcoin sono un ponte verso tutti gli asset digitali che avremo in futuro e hanno una 'riconoscibilità' tale che nessun'altra criptovaluta oggi può potrebbe prendere il suo posto, è come il marchio McDonald's o CocaCola. I problemi sono nell'ecosistema di Bitcoin, non nella moneta in sè, che non è gestita da nessuno, è solo un codice".

A entusiasmare il nerd che è in lui - spiega Yoni Assia - è la libertà garantita dalla tecnologia blockchain: «Da un punto di vista informatico, l'infrastruttura del mercati dei capitali globali e delle loro connessioni è completamente insensata. Invece quando ho visto per la prima volta i Bitcoin, che sono posseduti direttamente da chi li compra e possono essere trasferiti senza bisogno di istituzioni finanziarie, per me è stata una 'rivelazione’ dal punto di vista tecnologico, simile a quella avuta quando nel 1995 per la prima volta mi sono connesso a Internet».

Una 'epifania’ che - nel nome di velocità, flessibilità e trasparenza - lo ha portato a disegnare una piattaforma come eToro, in perenne evoluzione, e pochi concorrenti (ma nessuno globale): «Ci sono trader 'digitali’ ma, come nel caso di Fineco in Italia, sono sempre concorrenti nazionali». All'orizzonte ci sono nuovi prodotti in arrivo nei prossimi mesi e uno sbarco in Borsa che sarà fatto - ammette Yoni Assia - probabilmente su una piazza europea come Londra «ma solo al momento giusto, quando ci saremo stabilizzati con le ultime iniziative come eToroX», un nuovo exchange regolamentato di criptovalute. Di sicuro - con un totale di asset movimentati che nel 2018 ha superato i 1000 miliardi di dollari - il 'social trading' lanciato 12 anni fa con un solo cliente fa gola a molti: ma per ora - spiega il giovane impenditore israeliano - «non siamo stati in discussioni avanzate con nessuna grande istituzione finanziaria». Anche perché i colossi bancari «stanno ancora affrontando le conseguenze della grande crisi del 2008, cercando di adattarsi ai nuovi scenari. Ma - conclude - è difficile innovare quando si è 'sotto attacco’». Una libertà che, invece, a eToro non è mai mancata.

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