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Staminali: De Ferrari su Stamina, con nulla osta Aifa Comitato etico al muro

19 marzo 2014 | 17.15
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Milano, 19 mar. (Adnkronos Salute) - Dopo l'ormai nota e-mail dell'Aifa, datata 1 agosto e interpretata dagli Spedali Civili di Brescia come un sostanziale 'nulla osta' per dare il via libera al progetto Stamina a Brescia, il Comitato etico "era al muro". A ribadirlo è Francesco De Ferrari, oggi a Milano durante l'audizione in Commissione Sanità del Consiglio regionale lombardo, nell'ambito dell'indagine conoscitiva in corso. De Ferrari, docente di medicina legale dell'ateneo bresciano, ha ripercorso le tappe del rapporto tra il Comitato etico da lui presieduto e l'azienda ospedaliera sulla vicenda Stamina, cominciata a Brescia il 9 giugno del 2011, quando con una delibera gli Spedali gettarono le basi per un rapporto di collaborazione con la Fondazione di Davide Vannoni.

"Un accordo che andava perfezionato - spiega De Ferrari - solo dopo un ok del Comitato etico. Per fare questo venne chiesto a Carlo Tomino dell'Aifa un parere su come procedere con le terapie che dovevano essere inquadrate come cure compassionevoli. Il 27 giugno Tomino rispose che le terapie potevano essere fatte solo se le cellule venivano lavorate in laboratori Gmp (Good manufacturing practices)", in cell factory dunque. "Dopo questa risposta il nostro primo parere, il 6 luglio, fu contrario all'inizio della terapie". I consiglieri regionali presenti in Commissione sono tornati sulla questione delle pressioni eventualmente ricevute dal Comitato etico, tema affrontato durante una delle tappe della Commissione d'inchiesta su Stamina in corso in Senato.

Dopo una serie di precisazioni di Fabio Fanetti (Maroni presidente, relatore dell'indagine) e Fabio Rizzi (Lega Nord, presidente della Commissione sanità lombarda) sui regolamenti che normano le indagini conoscitive, e sulla possibilità per De Ferrari di "secretare eventualmente parti del suo intervento" relative a quanto emerso in Commissione d'inchiesta in Senato, il docente ha comunque affrontato il 'capitolo pressioni presunte', mentre i due consiglieri precisavano che "non c'era nessuna intenzione di censura". Come già detto in Senato, De Ferrari ha ripetuto che "il Comitato etico ha detto no in prima battuta alla richiesta dell'azienda. E questo dimostra che se avessimo ricevuto pressioni poco importa. Se anche c'erano, non le abbiamo subite. Un dubbio sui requisiti del laboratorio di Brescia lo avevamo avuto e abbiamo risposto no nel nostro primo parere del 6 luglio". (segue)

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