All'Ire tecnica che evita il sacchetto nei pazienti in cui non si può ricostruirla
Tumore alla vescica: una malattia che fa registrare "ogni anno in Italia 27 mila casi, destinati a diventare 30 mila nel 2020 a causa dell'invecchiamento della popolazione. Nell'80% dei casi la patologia si cura localmente, mentre nel 20% bisogna rimuovere la vescica e ricostruirla. Nei pazienti che non possono avere accesso all'intervento di ricostruzione utilizzando l'intestino, esiste una tecnica chiamata 'Indiana pouch' (da chirurghi di Indianapolis che l'hanno messa a punto), che sarà applicata su 10 pazienti la prossima settimana all'Istituto nazionale tumori Regina Elena di Roma, in collaborazione con un'équipe della University of Southern California". A dirlo all'Adnkronos Salute è Michele Gallucci, direttore dell'Unità operativa complessa di Urologia oncologica dell'Ire e presidente dell'Associazione urologi italiani (Auro).
"Quando non è possibile ricostruire la vescica - spiega l'esperto - questa tecnica consente di evitare il sacchetto esterno e di mantenere dunque intatta l'immagine estetica del paziente. Un elemento davvero molto importante, soprattutto nel caso di giovani donne o uomini. In pratica si dispone una sacca interna, con un piccolo catetere che fuoriesce dall'ombelico. Il paziente in questo modo ha una vita molto simile a quella precedente, dato che dovrà svuotare la 'nuova' vescica ogni 5-6 ore, come avviene normalmente. E' un intervento che eseguiremo con un robot, senza tagli".
"Sono pochissime al mondo le strutture che eseguono questo intervento, che può durare 10 ore - conclude Gallucci - ma che studiando insieme ai colleghi americani, che vengono da noi perché abbiamo una casistica molto ampia, cercheremo in questa occasione di sistematizzare, per accorciare i tempi con il massimo risultato possibile. Sarà poi presentato al congresso dell'Auro a maggio 2016 a Roma". Gli interventi saranno eseguiti nei giorni 18, 19 e 20 giugno.