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Ecco Parola, l'app per bambini sviluppata dalle Università di Bologna, Padova e L'Aquila

Un progetto nato per stimolare lo sviluppo della comunicazione e del linguaggio nei bambini 'late talker'

 - U.s. Università di Bologna
- U.s. Università di Bologna
29 novembre 2024 | 16.11
LETTURA: 3 minuti

Un nuovo strumento – realizzato da studiose e studiosi delle Università di Bologna, Padova e L’Aquila – per aiutare i genitori a supportare lo sviluppo linguistico di bambine e bambini. Si chiama Parola: è una web app, disponibile gratuitamente online, con giochi interattivi, attività e podcast pensati per stimolare lo sviluppo della comunicazione e del linguaggio. La app nasce in un momento in cui le difficoltà linguistiche tra i bambini sono in aumento, a causa della crescente povertà economica ed educativa, anche a seguito della pandemia di Covid-19 che per un lungo periodo ha ridotto le occasioni di incontro.

"La app Parola è uno strumento pensato per genitori con un triplice obiettivo: aumentare l’informazione grazie a una serie podcast, aiutare a osservare lo sviluppo del linguaggio dei propri figli e proporre attività che possano essere condivise e svolte insieme in modo divertente", dice Annalisa Guarini, professoressa al Dipartimento di Psicologia “Renzo Canestrari” dell’Università di Bologna, tra i coordinatori del progetto. "I genitori troveranno materiali da scaricare e stampare, musiche e ritmi da ascoltare e ballare e storie da raccontare e mettere in scena".

Si stima che l'incidenza delle bambine e bambini tra i 24 e i 36 mesi considerati 'late talker', cioè con un vocabolario molto ridotto e una ridotta capacità di combinazione delle parole, possa variare tra il 9% e il 21%. Non sempre i late talker recuperano questo ritardo e le loro difficoltà possono essere persistenti, con effetti a cascata sullo sviluppo linguistico, emotivo e degli apprendimenti.

"Può accadere che alcuni bambini e bambine tra i 24 e i 36 mesi mostrino un ritardo nella produzione delle parole e nella combinazione delle frasi", conferma Simonetta D’Amico, professoressa al Dipartimento di Scienze Cliniche Applicate e Biotecnologiche dell’Università degli Studi dell’Aquila. "In alcuni casi le difficoltà linguistiche possono essere recuperate grazie a un ambiente supportivo e linguisticamente ricco, mentre in altri casi purtroppo le difficoltà linguistiche possono essere persistenti". In questo contesto, i genitori hanno un ruolo cruciale nell’osservare lo sviluppo del proprio bambino e promuovere un ambiente comunicativo che possa supportare lo sviluppo linguistico e comunicativo. Da qui l’idea di sviluppare una app: PAROLA è nata infatti con un approccio di co-progettazione che ha integrato l’analisi della letteratura nazionale e internazionale con le riflessioni di genitori, pediatri, insegnanti ed educatori.

"Abbiamo raccolto la voce degli adulti di riferimento, attraverso alcuni questionari e gruppi di discussione", spiega Maja Roch, professoressa al Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione dell’Università di Padova. "Questa app può essere infatti uno strumento utile solo se condiviso da tutte le persone in grado di osservare lo sviluppo linguistico del bambino e della bambina e che possono supportare i genitori nel loro delicato compito". Disegnata e sviluppata dalla Cooperativa Indici Opponibili, che ha lavorato a stretto contatto con il team delle università coinvolte, la app PAROLA è quindi rivolta a genitori di bambini e bambine monolingui, bilingui e multilingui dai 24 ai 36 mesi. Al suo interno offre attività innovative, interattive e tecnologiche per stimolare le abilità linguistiche, motorie e socio-emotive dei bambini, aiutando i genitori a valorizzare l'ambiente domestico e arricchire le strategie per sostenere lo sviluppo linguistico.

Il progetto è stato possibile grazie ad un finanziamento di rilevanza nazionale del Ministero dell’Università e della Ricerca (Bando PRIN 2022). Hanno partecipato studiosi che da anni si occupano di queste tematiche (Annalisa Guarini, Maja Roch, Simonetta D’Amico, Alessandra Sansavini, Chiara Suttora, Mariagrazia Zuccarini, Irene Leo e Maria Chiara Pino) e di giovani ricercatori e ricercatrici che hanno iniziato da qualche anno questo percorso (Laura Menabò, Caterina Verganti, Raffaele Dicataldo, Claudia Bellani, Marco Giancola e Marta Sannino). Un confronto tra generazioni, esperienze ed università diverse che ha permesso la creazione di una app scientificamente fondata e al tempo stesso vivace, poliedrica e innovativa.

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