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Voucher, Boeri: "Scoraggiare abuso e non l'uso. Tetto a giornate"

08 febbraio 2017 | 16.50
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(Fotogramma)
(Fotogramma)

L'obiettivo ultimo deve essere quello "non di ridurne l'uso in assoluto ma quello di scoraggiarne l'abuso". Per questo la strada più percorribile è quella di stringere sui controlli, perché la tracciabilità ha funzionato, ma "unificandoli nelle mani dell'Inps" e di prevedere un provvedimento con cui "fissare un tetto all'uso dei voucher in termini di giornate di lavoro" piuttosto che intervenire sui settori o sulle categorie di lavoratori ammessi all'utilizzo dei buoni. E' questa la strada che il presidente dell'Inps, Tito Boeri, indica alla commissione Lavoro della Camera sul fronte caldo dei voucher, i buoni lavoro con cui remunerare il lavoro accessorio che ha conosciuto tra il 2014 ed il 2016 una crescita esponenziale, 130 mln di buoni venduti nell'ultimo anno, e al centro di un pressing sindacale per la loro limitazione o abolizione, come chiede il referendum Cgil.

La tracciabilità dunque funziona, dice Boeri, come inequivocabilmente mostrano le tabelle Inps che fotografano una vendita dei voucher a gennaio 2017 sotto i 9 milioni, il dato più basso da 11 mesi. L'effetto deterrenza è stato perciò assicurato ma "servono controlli più efficaci e tempestivi" nonchè unificati.

Serve perciò "integrare l’attuale comunicazione preventiva al Ministero del Lavoro con quella che viene già effettuata all’Inps ai fini del pagamento del voucher e dell’accredito contributivo", propone Boeri che candida l'Istituto a questo nuovo ruolo che avrebbe un doppio vantaggio, di rendere i controlli più credibili e di sburocratizzare le pratiche a carico dei datori di lavoro. L'unificazione dei controlli, peraltro, servirebbe anche ad aumentare il "pressing" nei confronti delle imprese per non consentire loro "di fare il bello e il brutto tempo con i voucher".

Sul fronte legislativo invece Boeri vedrebbe fattibile solo un intervento con cui fissare dei tetti in termini di giornate di lavoro per ciascun lavoratore piuttosto che altre ipotesi allo studio del Parlamento, dai tetti in termini di reddito ai vincoli per le aziende, dalla delimitazione dei settori economici alla limitazione delle categorie di lavoratori che potrebbero accedere al voucher. Il rischio, infatti, ripete, "è quello di ottenere il risultato opposto a quello più opportuno. Si rischia di ridurre l’uso senza scoraggiarne l’abuso". Con l’introduzione, invece, di un tetto sul numero di giornate, ipotizzato in un massimo 10 giorni di lavoro accessorio al mese, si ridurrebbero, assicura, "di circa il 22%" i voucher venduti. Ma analogo effetto produrrebbero anche eventuali tetti annuali, 40 giorni l'anno l'ipotesi sul tavolo.

Di difficile realizzazione invece tutte le altre ipotesi a cominciare dalla proposta di mettere vincoli per l’azienda che utilizza voucher che finirebbe "per colpire le piccole imprese" all'idea di fissare limiti in termini di reddito per i lavoratori che "al contrario potrebbero indurre al pagamento con un numero di voucher inferiore al numero di ore effettivamente prestate".

Non centrerebbe l'obiettivo neppure un eventuale limite settoriale all’utilizzo dei voucher: "non sempre è chiara la ratio di queste delimitazioni e sarebbe più efficace proibire direttamente l'uso dei voucher lì dove il lavoro svolto ponga una questione di sicurezza per il lavoratore stesso e per l'utente del servizio", dice. Ma "l’impressione però è che alcune proposte non guardino affatto a questioni di sicurezza, ma intendano piuttosto ridurre l’utilizzo dei voucher come quello invocato per il commercio", dice in risposta alla richiesta di alcuni sindacati. Né maggior fortuna avrebbe, conclude Boeri, l'inserimento di un limite per le categorie di lavoratori che possono accedere al voucher. "Non si vede perché si debba a priori escludere l’utilizzo dei voucher per altre fasce di lavoratori, ad esempio nel caso di secondi lavori", conclude.

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