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Zecchi: "Per i giovani la politica è senza visione, non c'è differenza tra le proposte"

22 settembre 2022 | 19.43
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Il filosofo: "' i ragazzi non vogliono prebende ma la formazione che li renda competitivi, si sentono davvero abbandonati a sé stessi'

(Foto Ipa/Fotogramma)
(Foto Ipa/Fotogramma)

I giovani diciottenni che si affacciano per la prima volta sulla scena elettorale, chiamati ad esercitare il diritto al voto, "lamentano il fatto che alla politica manchi una visione. Questo comporta una assoluta indifferenza tra le varie proposte politiche. Non affermano questo principio con un tono polemico, ma con un senso di disagio perché vorrebbero capire le differenze". E' questa per il filosofo Stefano Zecchi, interpellato dall'AdnKronos, la percezione che i ragazzi hanno della campagna elettorale in corso a pochi giorni dalle urne. Prendendo in considerazione il suo caso particolare di padre di un diciottenne, Zecchi spiega: "Una delle domande più frequenti di mio figlio, il quale ha appena fatto la maturità al liceo classico ed è riuscito a passare il test della Bocconi, è questa: che differenza c'è tra questo partito e quell'altro? I giovani vogliono una politica che dia una visione del mondo. Non basta loro una politica che si impegni per innalzare il Pil del Paese. Questo è secondo me il nodo cruciale".

"Un nodo - si chiede Zecchi - che nasce dal fatto che mancano le ideologie? No. Ma che nasce dal fatto che manca una politica capace di valorizzare il patrimonio umano. Patrimonio umano che dovrebbe entrare nelle professioni, nel mondo del lavoro da quello più complesso a quello più semplice. I giovani si sentono davvero abbandonati a sé stessi. Questo credo che sia uno degli aspetti che penalizza nel modo più alto la politica osservata dai ragazzi". Una percezione che "li porta da un lato a un senso di sfiducia che fa dire loro che 'è tutto uguale' e, dall'altro, a un desiderio di impegnarsi, ma oltre la politica: cioè in tutte le forme che possono essere socialmente utili".

I giovani, conclude Zecchi, "non vogliono prebende, vogliono la formazione che li renda competitivi nel mercato del lavoro, nel mondo in generale, e con i loro compagni europei. Competitivi nel confronto delle idee. Alla politica chiedono proprio questo: di non essere evocati come il futuro generale ma come un presente assoluto che deve avere da parte della politica una prospettiva d'indirizzo e la possibilità di dibattere sulle idee".

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