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Mare: Wwf, nei prossimi 20 anni 'corsa all'oro' nel Mediterraneo

19 gennaio 2016 | 12.47
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Mare: Wwf, nei prossimi 20 anni 'corsa all'oro' nel Mediterraneo

I prossimi 20 anni vedranno una vera e propria "corsa all’oro" nei mari del Mediterraneo: è il risultato della prima analisi svolta nel bacino sugli scenari di sviluppo di tutte le attività produttive dallo studio "MedTrends" effettuato dal Wwf attraverso il suo programma Mediterranean Marine Initiative e coordinato dal Wwf Francia in otto Paesi: Croazia, Cipro, Francia, Italia, Grecia, Malta, Slovenia, Spagna.

Lo studio MedTrends analizza 10 settori economici marittimi chiave, illustrando e mappando il loro stato attuale e le tendenze future di sviluppo (fino al 2030), i fattori che li guidano, le loro interazioni e i relativi impatti ambientali. Attualmente oltre il 20% del Mediterraneo è dato in concessione per l’industria petrolifera e del gas e la produzione entro il 2030 di gas offshore verrà quintuplicata, soprattutto nell’area orientale del bacino.

Per l’Italia sono previste 40 istanze di permesso di ricerca e 9 istanze di coltivazione e le zone più interessate sono il medio e basso Adriatico, il Canale di Sicilia e la Sardegna occidentale. Dall'energia ai trasporti marittimi, dl turismo all’acquacoltura tutto sta crescendo in maniera esponenziale e si prevede che tali attività si espandano considerevolmente nei prossimi 20 anni.

urbanizzazione costiera invaderà oltre 5mila km di costa entro il 2025

Il tasso di sviluppo del trasporto marittimo cresce ogni anno del 4% mentre in Italia il trend prevede che dai 10 milioni di container standard si passi a 12,5 milioni entro il 2020 e ai 17,5 entro il 2030. Il turismo prevede oltre 500 milioni di arrivi internazionali entro il 2030 mentre i crocieristi che sbarcano in Italia potrebbero superare i 17 milioni entro il 2020 e salire fino ai 24 milioni entro il 2030.

L’urbanizzazione costiera, che oggi già compromette gran parte del paesaggio mediterraneo, invaderà oltre 5.000 km di costa entro il 2025 e solo in Italia si rischia un consumo di suolo di 10 km all’anno. Anche l’acquacoltura crescerà del 112% entro il 2030 (Paesi Ue) così come la pesca ricreativa. Non sorprende che l’unico settore a mostrare una tendenza al calo sia quello della pesca professionale: oggi oltre il 90% degli stock ittici pesce è eccessivamente sfruttato.

"Il problema è che questa ‘economia blu’ - fa sapere il Wwf - sta avvenendo senza una visione a lungo termine di sviluppo sostenibile per la nostra economia e il nostro benessere".

Wwf, serve una pianificazione a lungo termine del bacino

Si prevede quindi "una pressione ancora maggiore su un ecosistema già in affanno" e serve urgentemente "una pianificazione coordinata e a lungo termine dell’intero bacino".

Il Wwf ha anche mappato 13 aree del Mediterraneo dove si prevede una forte interazione tra la ‘Blu growth’ e i siti di interesse per la conservazione, uno scenario che compromette il raggiungimento degli obiettivi di conservazione nel bacino posti dalla Convenzione sulla Biodiversità che richiede almeno il 10% delle acque Ue tutelate da Aree Marine protette o da altre efficaci misure di gestione a zona entro il 2020.

Le 13 aree sono: il golfo di Cadice, il mare di Alboran, le isole Baleari, il Delta dell’Ebro, la costa della Catalogna, il golfo di Lione, il mare Adriatico settentrionale, lo stretto di Otranto, lo stretto di Sicilia (in generale l’area situata a sud della Sicilia), il mar Egeo settentrionale, il mar Egeo centrale e le coste ioniche della Grecia fino alla parte sud occidentale della Grecia.

preoccupa l'interazione tra le diverse attività

A preoccupare è soprattutto la futura sovrapposizione e interazione tra le diverse attività: i conflitti per lo spazio tra acquacoltura e turismo o il conflitto tra l’estrazione di petrolio e gas ed energie rinnovabili. “L’unico modo di garantire che il Mar Mediterraneo continui a sostenere le nostre economie nazionali e a promuovere un approccio blue growth è una gestione integrata dello spazio marittimo”, afferma Giuseppe Di Carlo, direttore della Wwf Mediterranean Marine Initiative.

Gli strumenti esistono già, a partire dalla Direttiva Marine Spatial Planning del luglio 2014. Ma a realizzazione della direttiva richiede una visione prospettica condivisa e ambiziosa per il futuro dello spazio marittimo mediterraneo, tenendo in considerazione le diverse scale spaziali e mantenendo la ricostruzione della biodiversità e degli ecosistemi come pietra miliare. In caso contrario, sarà impossibile raggiungere quegli obiettivi ambientali posti dalla Commissione Europea che sono già a serio rischio.

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