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Disabili: Famiglie gravi e gravissimi a Mattarella, ci conceda la 'grazia'

03 aprile 2015 | 16.39
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Spesso rinchiusi con i propri cari di cui si prendono cura, nelle proprie case "in una condizione di arresti domiciliari pur senza aver commesso alcun reato" chiedono a Capo dello Stato di non essere più abbandonate a loro stesse e di poter godere dei diritti garantiti ad ogni altro cittadino. Caregiver familiari in trasferta a Bruxelles, 32mila firme per più diritti. (Foto) Chiara, ai domiciliari ma senza reato

Disabili: Famiglie gravi e gravissimi a Mattarella, ci conceda la 'grazia'

Una lettera aperta al Capo dello Stato per chiedere di "poter accedere all'istituto della Grazia, che solo il Presidente della Repubblica nel nostro Paese può concedere". A scriverla il Coordinamento Famiglia disabili gravi e gravissimi che si rivolge direttamente a Sergio Mattarella per chiedere il riconoscimento dei diritti dei "caregiver familari", quelle persone, cioè, interamente votate all'assistenza h 24 di un familiare affetto da una grave ed invalidante patologia, costretti a rinunciare ad una normale vita lavorativa per assicurare al proprio congiunto cure ed affetto a domicilio. Relegati in una "condizione di arresti domiciliari pur senza aver commesso alcun reato", si rivolgono al Capo dello Stato che venga "restituita, ai nostri familiari e a noi stessi, quella libertà che ci è stata sottratta senza alcuna condanna né processo giudiziario".

Con la missiva, che partirà domani mattina, a pochi giorni dalla giornata di Martedì 7 Aprile, internazionalmente dedicata al “Lavoro Invisibile”: quello delle casalinghe, delle madri di famiglia e dei Caregiver familiari "invisibili tra gli invisibili", il Coordinamento intende portare all'attenzione della massima carica dello Stato "la condizione in cui vivono alcune migliaia di cittadini italiani in un contesto di gravissima fragilità, totalmente abbandonati dal proprio Paese".

"Siamo persone impegnate in ambito domestico - spiega il Coordinamento - nel lavoro di cura di familiari non autosufficienti a causa di gravi disabilità. Il nostro onere, frutto di valori fondamentali come la famiglia e l’amore, non prevede attualmente nel nostro Paese nemmeno l’accesso ai diritti umani fondamentali come il riposo, la salute, la vita sociale a causa del quotidiano svilimento della nostra Costituzione da parte di quelle istituzioni che, in una sorta di impunità ormai tristemente e supinamente tollerata dai più, giustificano la propria colpevole assenza a volte con l’ingovernabilità, a volte con la burocrazia soffocante, ma soprattutto, con una indisponibilità economica che preferisce investire nell’allontanamento e ricovero coatto le persone che amiamo ed alla quale dovrebbero invece garantire il totale rispetto al loro diritto d'inclusione".

Sottolineando come "in tutti gli altri Paesi dell’Unione Europea con l’esclusione della sola Italia, anche in quelli che vivono una situazione economica pesantissima, la figura del Caregiver familiare viene affiancata e sostenuta con leggi specifiche per permettergli di continuare a svolgere la propria importante funzione in condizioni umane accettabili", i Familiari dei disabili gravi e gravissimi denunciano come, "ad ulteriore conferma della totale indifferenza nei confronti dei Caregiver familiari", non sia stato previsto "il loro inserimento tra le categorie salvaguardate dalla Riforma Previdenziale che, basata sulle prolungate aspettative di vita della popolazione, ha invece incomprensibilmente esteso il loro impegno lavorativo che, non dimentichiamo si somma quotidianamente al lavoro di cura svolto per il proprio familiare".

"Tuttavia - prosegue ancora il Comitato - ci sono anche Caregiver familiari che invece il lavoro sono stati costretti ad abbandonarlo per garantire quel sostegno assistenziale indispensabile alla sopravvivenza del loro caro colpevolmente ignorato dai servizi posti a supporto. In tutta la nazione, infatti vengono erogati a domicilio supporti minimali, sulla base di parametri incomprensibilmente differenziati sul territorio nazionale, spesso basati sulla patologia dell’assistito invece che sulla misurazione obiettiva del livello di sostegno necessario".

"Questo - evidenzia il Coordinamento - costringe molte famiglie gravemente disabili ad un graduale impoverimento fino alla totale indigenza disponendo unicamente delle sole, minime provvidenze che lo Stato eroga alle persone con disabilità". Provvidenze che, ricordano "sono state addirittura prese di mira per trasformarle, agli occhi delle istituzioni italiane, in reddito ossia in ricchezza disponibile". (indennità e pensioni riconosciute a persone non in grado di provvedere a loro stesse inserite nel computo dei redditi quell’ISEE).

"Questa situazione sempre più gravosa per le famiglie Caregiver - stigmatizzano - ormai costantemente sotto il ricatto di veder sottrarre al proprio nucleo affettivo il familiare con disabilità per il ricovero in Istituto (e questo infierire su condizioni di fragilità nel nostro Codice Civile viene definito “stato di schiavitù” alle cui moderne forme ha recentemente fatto riferimento anche Papa Francesco) le ha costrette quindi alla rinuncia di tutti quei diritti che nel mondo vengono considerati come “fondamentali” e irrinunciabili per potersi definire un Paese civile".

"Chiediamo pertanto a lei, nostro Presidente della Repubblica, nella sua funzione di Garante della Costituzione italiana - prosegue la lettera a Mattarella - che inserisca tra le sue priorità la promozione del riconoscimento delle tutele minime dei Caregiver familiari – quali quelle sanitarie, previdenziali ed assistenziali – in considerazione del lavoro di cura che essi somministrano quotidianamente e senza soluzione di continuità pur senza accesso a ferie, riposo notturno garantito, festività e nemmeno alla possibilità di ammalarsi…".

"In considerazione, infine, del fatto che noi Caregiver familiari, siamo spesso rinchiusi, insieme ai cari di cui ci curiamo, nelle nostre case in una condizione di arresti domiciliari pur senza aver commesso alcun reato - conclude il Coordinamento - ci rivolgiamo a lei per chiedere di poter accedere all’Istituto della Grazia, che solo il Presidente della Repubblica nel nostro Paese può concedere, perché venga restituita, ai nostri familiari e a noi stessi, quella libertà che ci è stata sottratta senza alcuna condanna né processo giudiziario".

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