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'Io vuole imparare italiano bene', social contro libro di scuola: "È razzista"

Bufera sui manuale di seconda elementare. In un disegno il bombo nero parla con i verbi all'infinito

'Io vuole imparare italiano bene', social contro libro di scuola:
25 settembre 2020 | 18.17
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Bufera su un libro di testo di seconda elementare dopo la segnalazione rilanciata su Facebook da 'Educare alle differenze'. Nel mirino: l'illustrazione a pagina 4 del libro in cui un bambino nero e i suoi compagni biondi, castani o con i capelli rossi vengono invitati a esprimere i loro desideri per il nuovo anno scolastico saltando in un hula hoop. I bambini sono 5, gli hula hoop tre e l'unico raffigurato da solo è il bambino nero. La bimba bionda dice all'amichetto: "Quest'anno io vorrei fare tanti disegni con i pennelli", il bimbo con i capelli rossi con accanto la bambina castana dice: "Quest'anno io vorrei andare sempre in giardino a ricreazione". Mentre il bambino nero, esclama: "Quest'anno io vuole imparare italiano bene".

"Un linguaggio imbarazzante che sembra preso da un pessimo film degli anni Trenta", scrive l'associazione scatenando il dibattito.

"A parte il razzismo - commenta Maria Ginger, mediatrice culturale - sempre con questa ottica vetusta di rimarcare le carenze e non le potenzialità". E poi "ci sono anche bambini ucraini, russi, albanesi, moldavi ecc con capelli biondi e occhi azzurri che all'inizio parlano male e saltano gli articoli per esempio. Ma no: bisogna sempre rappresentare il bambino africano. Che in queste zone bergamasche di paesini di montagna è già preso di mira dalle maestre, messo all'ultimo banco e chiamato dai compagni scimmietta scimmia o Caccadù se ha la sfiga di chiamarsi Mamadou".

E Vittoria, insegnante di scuola primaria a Bergamo si interroga su "che mentalità vogliamo trasmettere. Mi sono occupata dell’alfabetizzazione primaria degli alunni appena arrivati dall’Africa o dall’Asia - afferma in un commento sulla pagina di 'Orizzonte scuola' - e mai nessuno si è espresso così". Punta il dito contro gli stereotipi anche Fabio Speciale, docente a Milano: "Ce lo meritiamo che all'estero ci dipingano tutti come mafiosi, coi baffoni e suonatori di mandolino", commenta. Ma c'è anche chi come Francesco ironizza: "È un errore di didascalia: non è un bimbo, è Suarez".

In difesa interviene in un post Flavia Franco che dichiara di essere un'autrice per la casa editrice: "Conosco per esperienza diretta la professionalità, l'attenzione alle diversità, ai temi interculturali della casa editrice, testimoniati, non solo dalla scelta dei temi, dei brani , dell'approccio cooperativo e solidale ma anche dai nuovi corsi di formazione in programma che hanno come tema proprio la multiculturalità e l'insegnamento dell'Italiano come L2. Dunque, fatti, non parole. L'errore c'è stato, purtroppo è stata utilizzata un'espressione infelice. Ma, come sempre, c'è chi si erge a giudice spandendo indignazione sui social soffermandosi all'apparenza".

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