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'Le Iene'

"Parata con sceriffo e bandito", ex Br Lojacono su arresto Battisti

19 gennaio 2019 | 19.03
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(Fermo immagine 'Le Iene')
(Fermo immagine 'Le Iene')

"Io ho l'impressione che sia una parata: sceriffo, bandito. Su Cesare (Battisti, ndr) è stata costruita negli anni l'immagine del nemico pubblico numero uno, il cattivo assoluto. Gli fanno una foto che esce dal carcere, sta sorridendo, e dicono che ride sulle vittime. Esci dalla galera, sei contento no? Quello è odio, scusami, che giustizia è?". A parlare è Alvaro Lojacono, ex brigatista su cui pende una condanna all’ergastolo in Italia per la strage di via Fani, in un’anticipazione video pubblicata sul sito delle 'Iene' dell’intervista realizzata in Svizzera, la cui versione integrale andrà in onda domenica dalle 21:10 su Italia1. "Matteo Salvini? Lo trovo politicamente allucinante. Paura non me ne fa, non temo possa venire qua" dice ancora Lojacono.

"Chi detta la storia sono le sentenze. Io sono stato condannato per 75 capi d'accusa e c'erano delle cose che nemmeno sapevo fossero state fatte, ho preso la condanna per tutto". Sul suo ruolo nel sequestro Moro, Lojacono sottolinea: "Paolo Persichetti ha tirato fuori una ricostruzione così dettagliata, se ti leggi bene quella cosa lì puoi contare che sia andata così. È l'unica ricostruzione che ha veramente valore. Ma il punto è un altro: riconoscere che c'è stata una parte della società italiana che ha deciso di prendere le armi e che ci ha provato. Perché si sentiva in dovere di tentare una rivoluzione per la via della lotta armata: è quello chiudere i conti. Poi è ovvio che ci siano conti giudiziari e quelli si chiudono con la galera".

Quanto al ministro dell'Interno Matteo Salvini, "ho letto che è stato comunista da giovane". Sul proposito di catturare altri latitanti dopo Cesare Battisti, aggiunge: "Di grandi dichiarazioni di impegni di arresti di esuli ce n'è a pacchi. È chiaro che adesso io sono il secondo in lista". Sulla naturalizzazione svizzera per sfuggire alla giustizia italiana, ammette: "Agli anni di galera in quell'epoca lì non so se avrei potuto sopravvivere. Io non è che non ho mai avuto contatti con le autorità italiane. C'è stata la richiesta di eseguire la pena in Svizzera per Moro. Esiste questa procedura e io ero d'accordo. L'unica cosa che ho chiesto è che l'Italia garantisca che, una volta eseguita la pena qua, non ce ne saranno altre. E dall'Italia arriva la notizia che della pena svizzera non sono riconosciute neanche 24 ore: il giudice alla fine non accetta e alla fine sono nella situazione di una doppia pena. L'unica possibilità che ho è che, almeno nel calcolo della pena rimanente, venga considerata quella che ho già scontato. Io non mi nascondo, le scelte le ho fatte io - conclude Lojacono -: se l'Italia fa una domanda per tutto il cumulo delle pene che ho, io l'accetto".

SALVINI - Immediata la replica del vicepremier: ''Essere insultato da un assassino terrorista in vacanza in Svizzera per me è una medaglia: rida finché è in tempo, faremo tutto il possibile perché finisca finalmente in galera in Italia'' dice il ministro dell'Interno.

Lojacono, brigatista rosso, ricorda il Viminale, deve espiare la pena dell'ergastolo inflitta con tre sentenze definitive per i reati di concorso in omicidio, resistenza aggravata a pubblico ufficiale, detenzione e porto illegale di armi da guerra e relativo munizionamento, formazione e partecipazione a banda armata, concorso in ricettazione aggravata, violenza privata, concorso in rapina aggravata e concorso in violenza a corpo politico.

In particolare, Lojacono è stato condannato per il tentato omicidio del magistrato Alfredo Vincenti, per l'omicidio di Girolamo Tartaglione (direttore generale degli affari penali presso il ministero di Grazia e Giustizia), per il sequestro dell'onorevole Aldo Moro e l'omicidio della sua scorta, per l'omicidio del magistrato Riccardo Palma.

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