Come spesso accade è Donald Trump che muove i fili dei mercati. Dopo le pressioni ribassiste innescate dalla possibilità di impeachment del presidente a stelle e strisce, nel corso del pomeriggio le vendite sono state attenuate dall’annuncio, parte dello stesso inquilino della Casa Bianca (che ieri aveva attaccato Pechino dal palco della Nazioni Unite), della possibilità di raggiungere un accordo con le autorità cinesi prima del previsto.
Sul Ftse Mib, che ha terminato in calo dello 0,51% a 21.788,22 punti, spiccano le vendite sul comparto energetico innescate dal ribasso di Brent e WTI: il primo segna un -1,6% a 61,1 dollari il barile mentre il benchmark statunitense arretra dell’1,7% a 56,3 $. L’ultimo aggiornamento relativo gli stock della prima economia ha evidenziato un incremento di 2,4 milioni di barili, inatteso alla luce del rosso di 600 mila barili stimato dal mercato.
Nuova giornata di vendite per le azioni Fca (-1,37%), ancora penalizzate dalla notizia dell’arresto di un alto dirigente del gruppo nell’ambito delle inchieste relative il dieselgate.
Con lo spread sostanzialmente stabile a 141,6 punti base (-0,2%), il comparto bancario ha terminato in ordine sparso: UniCredit ha segnato un -1,16%, Intesa Sanpaolo è salita dello 0,23%, Mediobanca ha registrato un +0,57%, Bper un -1,05% e Banco BPM non ha fatto segnare variazioni di rilievo (-0,03%).
Chiusura in rialzo di mezzo punto percentuale per l’accoppiata Generali – Telecom Italia (rispettivamente +0,53 e +0,52 per cento): il leone di Trieste sarebbe in gara, con la tedesca Allianz, per il bancassurance di BBVA, mentre domani il colosso delle tlc dovrebbe formalizzare un accordo nel credito al consumo con il Banco Santander. (in collaborazione con money.it)
