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Expo: 'Food east', nel futuro alleanza fra viticoltura e ricerca

Il tema al centro della due giorni di Udine

Expo: 'Food east', nel futuro alleanza fra viticoltura e ricerca
25 giugno 2015 | 10.20
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Il futuro della viticoltura, in Italia così come negli altri Paesi produttori di vino, sarà sempre di più caratterizzato da uno stretto rapporto di collaborazione e di scambio di conoscenze ed esperienze fra mondo agricolo e centri di ricerca. È quanto emerso nella terza sessione della prima giornata di 'Food East-Research and Innovation Forum 2015', il convegno promosso dalla Regione a Udine come contributo a Expo 2015, dedicato alle "eccellenze del Friuli Venezia Giulia e dell'Europa centro-orientale per la sostenibilità in campo alimentare".

E una delle eccellenze del Friuli Venezia Giulia è proprio la viticoltura. La sessione di 'Food East' ha permesso un ampio confronto internazionale attorno al tema del futuro di questo comparto agricolo tra qualità e sostenibilità. Nel dibattito, coordinato da Raffaele Testolin, presidente dell'Istituto di genomica applicata dell'Università di Udine, sono intervenuti esperti e docenti universitari di due tra i Paesi più avanzati in campo vitivinicolo, la Francia e gli Stati Uniti, assieme a quelli di due Paesi dell'Est Europa (Croazia e Serbia).

Il Friuli Venezia Giulia, e in particolare l'Università di Udine, è all'avanguardia nel campo della ricerca, come ha ricordato Michele Morgante, dell'Istituto di genomica, che ha promosso, con la collaborazione dei produttori, il progetto di sequenziamento del genoma della vite consentendo di individuare nuove varietà resistenti. "Questo progetto - ha detto - è stato un successo sia scientifico, sia di trasferimento tecnologico".

La ricerca si sta adesso orientando verso procedimenti di tipo cisgenico, che si distinguono da quelli transgenici, in quanto in sostanza simili alla tecnica tradizionale dell'innesto, con l'obiettivo soprattutto di selezionare varietà resistenti alle malattie da fungo, uno dei principali problemi della vite. "Per coniugare sostenibilità e qualità occorre l'innovazione, una strada da percorrere senza preconcetti, senza preclusioni, senza ideologie", ha detto Morgante.

Gli interventi di Paolo Sabbatini, della Michigan State University negli Usa, e di Serge Delrot, dell'Institut des Science de la Vigne et du Vin di Bordeaux in Francia, hanno consentito di delineare le sfide globali a cui il settore si trova davanti. I due esperti hanno parlato delle ricerche che stanno conducendo, in stretta cooperazione con i produttori, per rendere possibile la viticoltura in condizioni estreme di freddo o per adattare la coltivazione ai cambiamenti climatici. Sullo sfondo c'è anche la sfida di tipo economico dei produttori emergenti, la Cina in testa.

Ma anche Paesi con numeri più piccoli in termini di produzione vitivinicola, anche se con antiche tradizioni alle spalle, come Croazia e Serbia, si affidano sempre di più alla ricerca scientifica, al coinvolgimento delle Università, come hanno confermato Ivan Pejic, dell'ateneo di Zagabria, e Zoran Keserovic (Novisad). Quest'ultima Università della provincia autonoma serba della Vojvodina ha tra l'altro realizzato alcuni progetti con il Friuli Venezia Giulia, con Udine, che hanno permesso - è stato confermato - di migliorare le tecniche e quindi la qualità dei vini.

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