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Boom di ricorsi sulle richieste d'asilo

(Fotogramma /Ipa)
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25 gennaio 2019 | 12.12
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Sono "aumentati in maniera inattesa" i ricorsi civili in Cassazione (+21,7%) sulle richieste d'asilo, a causa "dell'incremento delle sopravvenienze in materia tributaria" (+9,8%) e, soprattutto, in materia di "protezione internazionale, con un +512,4%". A rilevarlo il primo presidente della Cassazione, Giovanni Mammone, all'inaugurazione dell'Anno giudiziario presso piazza Cavour.

A denunciare il rischio che un "carico insostenibile di procedimenti, non comparabile, per le sue dimensioni, con quelli delle altre corti supreme europee" possa snaturare le funzioni di legittimità della Corte di Cassazione, anche in vista di possibili nuove emergenze legate ai "procedimenti in materia di protezione internazionale ed immigrazione", è invece il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, David Ermini, nel suo intervento alla cerimonia. Ermini assicura il sostegno del Csm, a fianco del primo presidente e del procuratore generale della Cassazione, alle "misure organizzative necessarie per affrontare le emergenze in atto, come quella derivante dalle abnormi dimensioni del contenzioso tributario e per prevenirne di nuove: penso ad esempio - spiega Ermini - al crescente carico dei procedimenti in materia di protezione internazionale e immigrazione"

PROCESSI PENDENTI - Diminuisce il numero dei processi pendenti nel civile, sottolinea poi Mammone, aprendo l'Anno giudiziario. "Considerando il complesso dei dati, nel settore civile - ha scritto nella relazione - il numero dei procedimenti pendenti si presenta in diminuzione secondo un trend che negli ultimi anni è sempre stato costante, passando dai circa sei milioni del 2009, ai poco più di tre milioni e seicentomila al 30 giugno 2018, con una percentuale di riduzione del 4,85% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente". "Nel periodo luglio 2017-giugno 2018 le nuove iscrizioni - ha rilevato Mammone - si sono ridotte dinanzi ai tribunali, mentre dinanzi ai giudici di pace e alle corti di appello sono rimaste sostanzialmente stabili".

PROCEDIMENTI PENALI - "Sempre a livello nazionale - spiega ancora il primo presidente della Cassazione - il numero dei procedimenti penali nei confronti di autori noti pendenti al 30 giugno 2018 è diminuito del 4,1 % rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Parimenti sono diminuiti anche i nuovi procedimenti iscritti (-2,6%) e quelli de- finiti (-4,7%)". Nel dettaglio, la durata media dei procedimenti nell’anno giudiziario 2017- 2018 è cresciuta in primo grado del 17,5% (da 369 a 396 giorni), mentre l’appello ha registrato una riduzione del 3,4% dei tempi di definizione (da 906 a 861 giorni), pur attestandosi su elevati valori assoluti dai quali verosimilmente deriva il notevole tasso di incidenza delle prescrizioni nel grado, pari al 25% circa (25,8% nel 2017 e 24,8% nel primo semestre del 2018) del numero dei procedimenti definiti dalle Corti di appello. "Gli uffici GIP/GUP definiscono con riti alternativi soltanto il 9% del contenzioso (6% per patteggiamenti e giudizi abbreviati, 3% per decreti penali irrevocabili), a riprova - segnala Mammone - della scarsa appetibilità di tali soluzioni semplificate, e circa l’11 % con rinvio a giudizio, a conferma della efficace funzione di filtro svolta".

Con riguardo al giudizio di appello, Mammone ha segnalato che "buona parte dei quasi due anni e mezzo che esso attualmente richiede sono imputabili a “tempi di attraversamento” che nulla hanno a che vedere con la celebrazione del giudizio. Mi riferisco all’attesa degli atti di impugnazione; alla collazione degli stessi; alla predisposizione dei fascicoli da trasmettere alla Corte d’appello; alla trasmissione degli stessi e ad altre incombenze di carattere procedurale che consumano in buona parte il “tempo” processuale. Lo snellimento delle procedure, l’attribuzione di maggiori risorse umane e tecnologiche e un migliore utilizzo di esse potrebbe ridurre drasticamente la durata media del secondo grado".

PRESCRIZIONE - "Costante - continua Mammone - è la diminuzione dei casi di prescrizione, che nella maggioranza dei casi matura nel giudizio di appello e nella fase delle indagini preliminari". "Al riguardo - annota nella relazione - non hanno ancora inciso le sospensioni di diciotto mesi per ciascun grado di giudizio introdotte con le modifiche apportate all’art. 159 cod. pen., applicabili soltanto ai reati commessi dopo il 3 agosto 2017. Si tratta di una riforma che è stata valutata positivamente perché idonea a contemperare l’esigenza di ostacolare le impugnazioni dilatorie con quella di assicurare una ragionevole durata del processo".

"Sul punto, peraltro, - ricorda- è recentemente intervenuta la legge n. 3 del 2019 che introduce l’ulteriore e radicale modifica del sistema, con particolare riguardo alla sospensione del corso della prescrizione dopo la sentenza di primo grado, la cui concreta operatività è tuttavia rinviata al 1° gennaio 2020, sicché è impossibile fornire valutazioni in merito. Occorre peraltro che il legislatore in tale spazio temporale proceda ad interventi di adeguamento del sistema processuale penale per accelerare il corso dei processi".

TOGHE SOTTO INCHIESTA - "Suscita allarme la gravità e la frequenza degli episodi che di recente hanno visto coinvolti diversi magistrati, perché ciò determina un indebolimento della fiducia dei cittadini nell'indipendenze e imparzialità della funzione penale", rileva quindi il Procuratore generale della Cassazione, Riccardo Fuzio, nella sua relazione. Fuzio avverte che non si può "delegittimare il pubblico ministero nè tanto meno il giudice nel momento in cui emette la decisione".

TOGHE ROSA - La carica delle toghe rosa. Oggi è in magistratura il 53,1% di donne sulla popolazione professionale in servizio. Nel 2017 le magistrate erano il 52%. Il dato è contenuto nella relazione di Fuzio. Tra l'altro, ha annotato ancora il pg di piazza Cavour, "in continuità rispetto al passato, la maggior incidenza di incolpazione è nei riguardi di magistrati del genere maschile, nettamente superiori rispetto a quelle a carico di magistrati del genere femminile: nel 2018 il dato si attesta nel 66,4% per gli uomini e nel 33,6% per le donne.Il dato è incoraggiante se si considera che l’ingresso delle donne in magistratura in Italia risale al 1963, quando la legge 66 regolamentò "l’ammissione della donna ai pubblici uffici ed alle professioni". Il primo concorso aperto alle candidate donne fu indetto nel maggio dello stesso anno, e risultarono idonee otto candidate su 187 (i posti messi a concorso erano 200). La Corte Costituzionale ha spianato la strada, dal 1960 aveva aperto una parte delle carriere.

CSM - Nel formulare i pareri sugli interventi legislativi in materia di giustizia, il consiglio superiore della magistratura è attento soprattutto "al rispetto dei valori costituzionali, dei diritti di libertà e delle garanzie dei singoli". A sottolinea ancora il vicepresidente del Csm, David Ermini. "I pareri espressi nel 2018, in particolare quelli resi nel corso della nuova consiliatura sui provvedimenti in materia di protezione internazionale e sicurezza, di prescrizione e anticorruzione, nonché sulla Procura europea, sono stati formulati nell’ambito di una prospettiva 'di sistema' - ha spiegato Ermini - unendo alla valutazione delle ricadute organizzative delle novelle legislative la considerazione degli aspetti sostanziali degli istituti da esse disciplinati".

BONAFEDE - Il sistema giustizia "deve finalmente restituire centralità alle istanze e ai diritti dei cittadini, nei confronti dei quali la giustizia deve recuperare la sua credibilità". È l'impegno assunto dal guardasigilli, Alfonso Bonafede, nel suo intervento alla cerimonia. Un anno, assicura Bonafede, "che deve necessariamente e improrogabilmente rappresentare una svolta per la giustizia italiana, sia per quanto concerne alcuni interventi immediati e urgenti, sia per quanto attiene alla realizzazione delle fondamenta per un armonico piano di miglioramento strutturale di tutto il sistema giustizia".

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