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Aborto: Viale, a marzo 1 vittima di Ivg chirurgica ma non ha fatto notizia

12 aprile 2014 | 12.48
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Milano, 12 apr. (Adnkronos Salute) - Le donne morte in Italia per aborto nell'ultimo mese sono due. Ma un caso, in cui la vittima si era sottoposta a Ivg chirurgica e non con la pillola Ru486, ha fatto meno notizia dell'altro. Lo sottolinea il ginecologo Silvio Viale, 'padre' della sperimentazione italiana sul farmaco abortivo, che sta presiedendo a Roma il Comitato nazionale di Radicali Italiani. L'esperto torna sulla morte all'ospedale Martini di Torino della 37enne che aveva assunto la Ru486, ricordando che meno di un mese fa un'altra donna aveva perso la vita a Nocera Inferiore (Salerno) dopo essere stata sottoposta a un'interruzione chirurgica di gravidanza.

"In meno di un mese - fa notare Viale - due donne sono morte per aborto. Per Maria Cariello, 35 anni, una figlia di 7 anni, morta il 16 marzo scorso a Nocera Inferiore dopo un aborto chirurgico, la vicenda non è andata oltre la cronaca locale. Per Anna Marchisio, 37 anni, una figlia di 5 anni, morta mercoledì scorso a Torino dopo un aborto medico, il caso è subito rimbalzato in Parlamento. Non so se il ministro abbia mai aperto un'inchiesta anche per la morte di Maria Cariello, ma non sarò certo io a temere ogni inchiesta sulle Ivg e sul mifepristone, il vero nome della Ru486. Nel caso di Anna Marchisio la Ru486 è innocente - è convinto l'esperto - perché è certamente il fattore meno sospettabile per l'arresto cardiaco che ha determinato la morte. Nel caso di Maria, se fosse stata utilizzata la Ru486 - è una indicazione Aifa - si sarebbero ridotti i rischi dell'intervento chirurgico e delle complicazioni che hanno determinato la morte". (segue)

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