
Stop a sigarette con filtro e prodotti con nicotina. Impatti durissimi su filiera, ma da Bruxelles smentiscono
Si accende il confronto in Europa sulla posizione che l’Unione porterà alla prossima Cop11 dell’Oms sul controllo del tabacco, in programma a Ginevra dal 17 al 22 novembre. Mentre la Commissione europea assicura pubblicamente di non voler introdurre divieti radicali, documenti interni trapelati e pubblicati dalla stampa tedesca mostrano un orientamento ben più severo.
Secondo quanto rivelato dal quotidiano Bild, un progetto di posizione comune dell’Ue, redatto in vista della riunione del “Working Party on Public Health” del 21 ottobre, sostiene “il divieto di produzione, importazione, distribuzione e vendita di sigarette con filtro”, misura considerata “un importante contributo alla riduzione del consumo di tabacco”. Lo stesso testo include anche l’ipotesi di un divieto dei prodotti elettronici a base di nicotina, indicato come “ulteriore opzione regolatoria”.
Interpellata nei giorni scorsi da Die Welt, la Commissione ha però affermato di “non avere intenzione di vietare i filtri nei prodotti del tabacco”, respingendo l’ipotesi di misure drastiche. Una smentita che, alla luce dei documenti circolati tra le delegazioni nazionali, non ha però dissipato i dubbi sulla reale linea che Bruxelles intende adottare in sede Oms.
Il tema sarà al centro del confronto tra i rappresentanti degli Stati membri martedì 21 ottobre, in occasione della riunione del gruppo di lavoro del Consiglio Ue dedicato alla salute pubblica. Da quell’appuntamento dovrebbe emergere la posizione comune che l’Unione presenterà alla Conferenza delle Parti della Convenzione quadro dell’Oms per il controllo del tabacco (Who Fctc), il primo trattato internazionale per la lotta al tabagismo, in vigore dal 2005.
Tra le misure contenute nel documento preparatorio figurano anche la riduzione del numero dei punti vendita di tabacco e, in prospettiva, l’ipotesi di affidare la produzione e distribuzione a soggetti terzi senza scopo di lucro. Proposte che, se adottate, avrebbero un impatto significativo su filiere nazionali radicate e regolamentate, come quella italiana.
Sul piano politico, il dibattito tra i governi si presenta acceso. Francia, Germania, Belgio e Paesi Bassi si sarebbero detti favorevoli a un approccio più restrittivo, sostenendo la necessità di misure incisive. Al contrario, Italia, Spagna, Grecia e Polonia hanno espresso forti riserve, segnalando i rischi di un impatto economico e sociale devastante su settori produttivi legali e ampiamente regolamentati, con centinaia di migliaia di posti di lavoro coinvolti tra coltivatori, rivenditori e industrie di trasformazione.
In Italia si possono contare almeno 54.000 nelle rivendite (tabaccai), 40.000 agricoltori e 20.000 persone in industria e servizi. Il nostro Paese è il principale produttore europeo di tabacco in foglia, e la Fit, Federazione italiana tabaccai, nei giorni scorsi si è espressa attraverso il suo presidente Mario Antonelli: “Queste ipotesi regolatorie sono gravemente lesive non solo della potestà normativa dei singoli Stati dell’Unione sulla definizione dei sistemi di vendita e distribuzione, ma anche della libertà individuale dei cittadini e della libertà d’impresa. Agli esperti Cop vorrei ricordare che l’Italia ha un modello distributivo basato su vendite canalizzate in esercizi muniti di concessione statale la cui allocazione nel territorio nazionale non è casuale ma risponde a precisi e stringenti criteri, fissati da leggi e regolamenti che l’Ue e la Corte di Giustizia hanno riconosciuto perfettamente rispondenti alle esigenze di tutela della salute pubblica. Il modello italiano può ben essere portato ad esempio alla Conferenza delle Parti di Ginevra ed ai prossimi appuntamenti europei".
Secondo Bild, l’obiettivo dichiarato del documento è la protezione della salute pubblica e dell’ambiente, anche in linea con le raccomandazioni del gruppo di studio dell’Oms sui prodotti del tabacco. Tuttavia, la divergenza tra le dichiarazioni ufficiali e i contenuti effettivi dei testi preparatori, unita alla mancanza di trasparenza sul processo decisionale, sta alimentando tensioni tra gli Stati membri e preoccupazioni nelle filiere nazionali.
La riunione del 21 ottobre sarà quindi decisiva per definire la posizione europea in vista della Cop11 di Ginevra: un equilibrio complesso tra la tutela della salute, la sostenibilità ambientale e la salvaguardia economica di un comparto che, in molti Paesi dell’Unione, rappresenta ancora un tassello importante del tessuto produttivo e fiscale.