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Farmaci: maxi studio italiano su cura per bimbi con paralisi cerebrale

19 febbraio 2014 | 18.20
LETTURA: 3 minuti

Milano, 19 feb. (Adnkronos Salute) - Dolori, contratture, spasmi muscolari. Sono solo alcune delle problematiche con cui deve fare i conti un bimbo colpito da paralisi cerebrale infantile. Per ridurne l'impatto e migliorare la qualità di vita dei piccoli pazienti gli specialisti stanno studiando nuove strategie come le infusioni intratecali 'hi-tech' di un farmaco, il baclofene, uno dei trattamenti della spasticità - alterazione incontrollata del tono muscolare - ritenuti "più efficaci, ma ancora poco utilizzati nel paziente pediatrico", spiegano gli esperti. Ed è italiano lo studio più ampio, un trial monocentrico durato 14 anni, condotto sulla terapia.

La ricerca ha coinvolto 430 pazienti di età fra i 6 e i 19 anni, del Reparto di ortopedia e traumatologia pediatrica dell'ospedale dei bambini Vittore Buzzi di Milano. E i risultati si sono guadagnati le pagine del rivista scientifica internazionale 'Journal of Neurosurgery'. In Italia, in media, ogni anno mille bambini sviluppano una paralisi cerebrale infantile, patologia causata da un danno irreversibile al sistema nervoso centrale, ereditario o dovuto a una lesione traumatica o a patologie concomitanti. Il destino di questi bimbi è segnato da distonia, contrazioni muscolari involontarie e prolungate e spasticità, una condizione che viene sviluppata in forma severa dal 40% dei piccoli con paralisi cerebrale: sono quindi circa 400 i bambini potenzialmente candidati alla terapia con baclofene intratecale ogni anno.

Lo studio è stato condotto da Francesco Motta, direttore della Struttura complessa di ortopedia pediatrica. La terapia a base di questo farmaco miorilassante, prevede il posizionamento chirurgico di una piccola protesi biomeccanica e computerizzata riempita di farmaco, che ne permette la somministrazione in dosi programmate attraverso un piccolo catetere nel liquido cerebro-spinale, agendo direttamente sul sistema nervoso centrale. Una strategia che rende possibile diminuire la dose di farmaco fino a 100 volte rispetto all'assunzione orale e di ridurre gli effetti collaterali. L'obiettivo del trattamento, spiega Motta, "è ridurre il dolore, le contratture e gli spasmi muscolari, e, di conseguenza, aumentare l'autonomia negli spostamenti, per una migliore qualità della vita del paziente e della sua famiglia". (segue)

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