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Parla la sorella della prima foreign fighter italiana: "Fatima forse morta in Siria"

21 febbraio 2017 | 14.48
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Parla la sorella della prima foreign fighter italiana:

"Non credo che mia sorella sia ancora viva, perché era malata". A dirlo nell'aula del processo d'appello milanese col rito abbreviato a carico suo e di altre tre persone è Marianna Sergio, sorella di Maria Giulia, 'Fatima' dopo la conversione all'Islam, la prima foreign fighter condannata a 9 anni in primo grado dopo essere partita da Inzago (Milano) per la Siria.

Marianna, che indossava un velo viola e tunica dello stesso colore, ha preso la parola in videoconferenza dal carcere di San Vittore dove è detenuta dal 2015 e si è dichiarata innocente rispetto all'accusa di terrorismo internazionale. "Sono contro qualsiasi atto di matrice terroristica o politica. Il terrorismo non c'entra con l'Islam - ha detto -. Guardandomi indietro, mi rendo conto di essere stata ingenua. Io e la mia famiglia volevamo solo riunirci pacificamente a Maria Giulia che era in Siria per starle vicino e per completare la nostra fede. Mai avrei pensato che andare in Siria fosse un reato. Oggi non credo che rifarei quello che ho fatto".

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La giovane è accusata di avere organizzato il viaggio per la Siria suo e dei genitori con lo scopo di unirsi a Maria Giulia in nome dell'Is. La madre, Assunta Sergio, è deceduta prima che iniziasse il processo, mentre il padre, Sergio Sergio, è stato condannato a 4 anni assieme a Fatima nel processo col rito ordinario. 

La Corte d'Assise d'Appello di Milano ha intanto confermato la pena di 5 anni e 4 mesi di reclusione inflitta in primo grado, con rito abbreviato, a Marianna. Conferma anche delle condanne a 3 anni e 8 mesi e 2 anni e 8 mesi per Arta Kakabuni e Baki Coku, zii di Aldo Kobuzi, marito di Fatima, anche lui latitante in Siria.

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