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Magistrati e politica, la proposta Bonafede

27 giugno 2018 | 12.18
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Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede (FOTOGRAMMA)
Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede (FOTOGRAMMA)

"Impedire, per legge, che un magistrato che abbia svolto incarichi politici elettivi possa tornare a svolgere il ruolo di magistrato requirente o giudicante". Lo ha detto il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, durante la seduta straordinaria dell'Assemblea plenaria del Consiglio Superiore della Magistratura, presieduta dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

"La delibera su 'Rapporti tra politica e giurisdizione', con particolare riferimento al tema del rientro nel ruolo della magistratura di coloro i quali abbiano ricoperto incarichi di Governo e attività politica e parlamentare - ha affermato il ministro - rappresenta certamente un punto di partenza non solo giuridico ma anche 'culturale' molto importante".

"Ciò - ha spiegato - garantisce un maggiore consolidamento dei principi di autonomia, imparzialità e terzietà della magistratura: un magistrato ha un bagaglio di esperienza e competenza molto importante che può decidere, dedicandosi alla politica, di mettere al servizio della collettività; ciò detto è evidente che l’assunzione di un ruolo politico compromette irrimediabilmente la sua immagine di giudice terzo".

MATTARELLA - "Il Paese ci chiede un'amministrazione della giustizia efficiente, preservando e consolidando l'indipendenza e l'autonomia dei magistrati" ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo come presidente del Csm a conclusione della seduta straordinaria e solenne di palazzo dei Marescialli. "E' evidente - ha proseguito - che il Csm si muove anche in questa prospettiva ma vorrei sottolineare che l'attenzione all'organizzazione non deve tradursi nell'asservimento all'organizzazione stessa: è uno strumento prezioso ma non può sostituire la vera finalità, che è la tutela dei diritti". Il confronto tra Csm e ministro della Giustizia, ha sottolineato Mattarella, deve essere "franco e sincero ma rispettoso delle rispettive funzioni" e dovrà continuare "sulla qualità della giustizia in tempi ragionevoli, senza farsi guidare dai pregiudizi e dalla ricerca di consensi effimeri".

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