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Legambiente, in Italia 'fioccano' gli impianti ma senza neve

15 marzo 2022 | 11.30
LETTURA: 3 minuti

"Sono 150 i progetti che minacciano siti protetti da Rete Natura 2000"

(Fotogramma)
(Fotogramma)

Una mappa dei "150 progetti di infrastrutturazione localizzati in aree di grande pregio naturalistico, come i siti protetti da Rete Natura 2000, istituita dall’Unione Europea per la protezione e la conservazione degli habitat e delle specie, o comunque non idonee alla pratica sciistica". Questo tra i contenuti del dossier di Legambiente 'Nevediversa 2022 - Il turismo invernale nell’era dei cambiamenti climatici, tra esperimenti di transizione ecologica, buone pratiche e accanimenti terapeutici', pubblicato nella Giornata nazionale del Paesaggio.

Nel report anche, segnala Legambiente: "L’elenco aggiornato dei 234 impianti sciistici dismessi in cui giocherebbero un ruolo importante, per il riuso e lo smantellamento, i fondi del Pnrr e quello delle 135 strutture dal futuro incerto per mancanza di neve, problemi economici e/o gestionali o per fine vita tecnica; la lista dei 149 impianti che restano aperti grazie ai cosiddetti 'accanimenti terapeutici', cioè che sopravvivono con forti iniezioni di denaro pubblico; il focus sulle Olimpiadi invernali con una riflessione sulla realizzazione delle grandi infrastrutture". Ma anche, "il 'rovescio della medaglia' con la cartina delle 10 buone pratiche che dimostrano l’esplorazione delle nuove possibilità di fare turismo montano in Italia".

Secondo l'analisi, "in Italia sono almeno 150 i nuovi i progetti che minacciano siti protetti da Rete Natura 2000: piccoli e grandi interventi sparsi sulle nostre montagne, per la maggior parte ampliamenti di comprensori sciistici. Dall’indagine emerge un quadro problematico, con numerose proposte di impiantistica a quote molto basse, in contesti dove la neve sarà sempre più rara e gli inverni sempre più brevi, con il rischio concreto che, i buoni intendimenti delle direttive europee per la tutela di aree di grande pregio naturalistico e la loro estensione dall’attuale 22% al 30%, vengano clamorosamente disattesi". Non solo: "a complicare il tutto c’è l’arrivo imminente dei fondi europei previsti dal Pnrr: da tempo auspicati ma che, in un clima di poca chiarezza e di insufficiente controllo, possono trasformarsi in un facile volano per la realizzazione di progettazioni molto impattanti".

“Necessario indirizzare in modo corretto i fondi del Pnrr - commenta Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi Legambiente - in modo da trasformare le nostre montagne da meri luoghi di consumo in sedi di elaborazioni innovative e sostenibili. Questo è possibile solo con progetti e riforme che mettono al primo posto l’ambiente, orientate a una maggior qualità ecologica, oltre che alla ricostituzione e valorizzazione del capitale naturale, base indispensabile per il benessere e per una durevole crescita economica. In questo quadro, sarebbe davvero importante, per un cambio di paradigma, che parte dei fondi venga destinata alla demolizione e la rinaturazione e il ripristino dei luoghi, incrementando le esperienze di recupero, riuso o smantellamento, che, come fotografa l’edizione 2022 del report, sono ancora minime in Italia”.

“Gli effetti generati dalla crisi climatica e dalla pandemia ci insegnano che proteggere la natura è l’unico modo per sottrarsi alla roulette russa dei disastri - osserva Sebastiano Venneri, responsabile turismo di Legambiente - I dati parlano chiaro: ancora oggi si dimentica che invadere il bello per fruirne a tutti i costi ne mette a rischio la stessa sopravvivenza. L’offerta turistica che dal dopoguerra ha caratterizzato molte delle nostre montagne, legata allo sci, rappresenta una delle maggiori cause del deterioramento del paesaggio naturale. Le buone pratiche dimostrano che un ripensamento è possibile, promuovendo un turismo a basso impatto basato su sci di fondo, arrampicata, trekking, ospitalità in alpeggio, visite guidate, l’eccellenza dei prodotti tipici".

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