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Per 4 europei su 5 la lotta ai cambiamenti climatici è decisiva contro la crisi

03 marzo 2014 | 16.44
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Per 4 europei su 5 la lotta ai cambiamenti climatici è decisiva contro la crisi

Quattro persone su cinque nell'Unione europea riconoscono che la lotta al cambiamento climatico e una maggiore efficienza energetica possono dare impulso all'economia e all'occupazione. E' quanto emerge da un sondaggio speciale di Eurobarometro sul cambiamento climatico pubblicato oggi. Secondo il sondaggio, inoltre, si tratta di una percentuale leggermente più alta rispetto al 78% registrato nel sondaggio precedente, effettuato nel 2011.

Stando al sondaggio di Eurobarometro, tra i paesi in cui è risultato più alto il riconoscimento dei vantaggi economici derivanti dall'azione per il clima e dall'efficienza energetica figurano diversi Stati membri che hanno maggiormente risentito della crisi economica e finanziaria. In nessuno degli Stati membri la percentuale di intervistati che condivide questa opinione è inferiore al 65%. L'indagine ha permesso inoltre di constatare che 7 cittadini su 10 ritengono che la riduzione delle importazioni di combustibili fossili da paesi esterni all'Ue possa apportare vantaggi economici.

In particolare, l'80% degli intervistati ritiene che la lotta al cambiamento climatico e il miglioramento dell'efficienza energetica possano dare impulso all'economia e all'occupazione (il 31% concorda pienamente con questa opinione, mentre il 49% è parzialmente d'accordo). Il paese dove si è registrato il più alto consenso totale è la Spagna (52%), seguita da Svezia (50%), Malta (44%), Irlanda e Cipro (43%) e Grecia (42%). In Estonia invece si rileva la più bassa percentuale di intervistati pienamente o parzialmente concordi (65%).

Nove europei su dieci considerano il cambiamento climatico un problema grave. Un'ampia maggioranza (69%) ritiene che si tratti di un problema 'molto grave' e il 21% lo considera 'piuttosto grave'. Solo il 9% pensa che non sia un problema grave. Su una scala da 1 (minimo) a 10 (massimo), la gravità del cambiamento climatico ha ricevuto un punteggio di 7,3 (rispetto a 7,4 nel 2011 e 7,1 nel 2009). Il cambiamento climatico figura tra i problemi più gravi che il mondo si trova ad affrontare, dopo la povertà e la situazione economica. Nel 2011 si trovava al secondo posto, dopo la povertà, la fame e la mancanza di acqua potabile, ma prima della situazione economica. Oggi metà dei cittadini europei (il 50%) ritiene che il cambiamento climatico sia tra i quattro problemi più gravi.

I più preoccupati, rileva la ricerca di Eurobarometro, sono gli svedesi (39%), i danesi (30%) e i maltesi (30%), per i quali il cambiamento climatico è il problema più grave in assoluto. Il 70% degli europei ritiene che la riduzione delle importazioni di combustibili fossili potrebbe apportare vantaggi economici per l'Ue; il 26% degli intervistati è pienamente d'accordo con questa opinione, mentre il 44% lo è parzialmente. Il paese dove si è registrato il più alto consenso totale è la Spagna (45%), seguita da Austria (40%), Cipro (38%), Irlanda (37%), Portogallo (34%) e Malta (34%).

La stragrande maggioranza degli europei è a favore degli interventi nazionali per incrementare l'efficienza energetica e il ricorso a energie rinnovabili. Il sostegno del governo per migliorare l'efficienza energetica entro il 2030 è considerato importante dal 92% degli intervistati e molto importante da oltre la metà delle persone consultate (il 51%). La fissazione di obiettivi da parte del governo per incrementare il ricorso alle energie rinnovabili entro il 2030 è importante per il 90% degli intervistati e molto importante per il 49%.

Gli europei che sostengono di aver fatto qualcosa per contrastare tale fenomeno negli ultimi sei mesi sono il 50%, in lieve calo rispetto al 53% del 2011. Tuttavia, la percentuale sale all'89% (rispetto all'85% del 2011) se si tiene conto delle azioni specifiche che gli intervistati sostengono di avere intrapreso, senza limitarsi a considerare soltanto un determinato arco di tempo. Le azioni più comuni sono la riduzione e il riciclaggio dei rifiuti (69%) e il minore ricorso ad articoli 'usa e getta' (51%).

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