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Ricerca: base biologica all'origine del linguaggio, da studio Sissa conferme

01 aprile 2014 | 19.58
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Roma, 1 apr. (Adnkronos Salute) - Le lingue si imparano, è vero, ma esistono delle basi innate nella struttura del linguaggio che precedono l’esperienza? I linguisti hanno notato che, pur nell’enorme variabilità delle lingue umane, ci sono alcune preferenze nel suono delle parole che si ripetono in ogni idioma. Ci si chiede perciò se questo indichi l’esistenza di una base biologica universale e innata del linguaggio. Uno studio della Scuola internazionale superiore di Studi avanzati (Sissa) di Trieste porta prove a favore di questa ipotesi, dimostrando che certe preferenze nel suono delle parole sono già presenti nei neonati di pochi giorni. La ricerca, pubblicata su Pnas, è stata condotta in collaborazione con la Northeartern University di Boston e con l’Azienda ospedaliera Santa Maria della Misericordia di Udine

Cosiderando per esempio il suono 'bl' vengono in mente un certo numero di parole: blusa, blu, blando, ecc. Considerando però 'lb' non c'è nessuna parola in italiano, e anche in altre lingue sono o inesistenti o estremamente rare. Nelle lingue umane, si legge in una nota, si trovano numerosi esempi di questo tipo e ciò indica che per le parole preferiamo certe combinazioni di suoni ad altre, indipendentemente da quale lingua parliamo. Queste ricorrenze 'trasversali' sono il motivo per cui i linguisti hanno avanzato l’ipotesi che possano esistere basi biologiche del linguaggio (innate e universali) che nell’essere umano precedono l’apprendimento. Trovare prove a supporto di questa congettura è però tutt’altro che facile e il dibattito fra chi sostiene questa posizione e chi crede che il linguaggio sia del tutto frutto dell’apprendimento è ancora acceso.

Una prova a supporto dell’ipotesi 'universalista' arriva ora dal nuovo studio. David Gomez, ricercatore della Sissa che ha lavorato sotto la supervisione di Jacques Mehler e primo autore del lavoro, e colleghi hanno pensato di osservare l’attività cerebrale dei neonati. "Se infatti è possibile mostrare che queste preferenze sono già presenti nei primi giorni di vita, quando il neonato ancora non parla e possiede una conoscenza linguistica plausibilmente molto limitata, allora possiamo pensare che esista una disposizione innata che favorisce certe parole rispetto ad altre”, commenta Gomez. (segue)

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