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Malattie da pneumococco, lo 'scudo' è il vaccino

08 marzo 2019 | 18.15
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(Fotogramma)
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La malattia invasiva da pneumococco in Italia è un problema che riguarda principalmente bambini e anziani. "Parliamo di circa 1.500 casi l'anno in tutto, mentre sono circa 70 solo nella fascia 0-5 anni. Possono sembrare pochi, ma bisogna considerare che si tratta di patologie, come meningiti e sepsi, davvero molto invasive e gravi. Lo pneumococco provoca anche polmoniti e otiti più o meno severe. La vaccinazione è stata inserita nel Calendario nazionale e nei vari calendari regionali ormai da alcuni anni proprio per controllare la diffusione di queste malattie e si esegue a 3, 5 e 11 mesi di età". A evidenziarlo Fortunato D'Ancona, ricercatore del dipartimento Malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità (Iss) (VIDEO).

Lo Streptococcus Pneumoniae è responsabile, in particolar modo nei bambini di età inferiore ai 5 anni, di una percentuale consistente di patologie invasive gravi potenzialmente letali, causate da uno qualsiasi degli oltre 90 sierotipi di pneumococco circolante. I vaccini antipneumococcici coniugati destinati alla popolazione pediatrica autorizzati in Italia sono due, con caratteristiche simili ma non identiche, uno 13valente e uno 10valente.

"Pur essendoci un Calendario nazionale che indica quali tipi di vaccinazioni vanno eseguite - spiega l'esperto - dal punto di vista pratico sono poi le Regioni che devono organizzare l'offerta vaccinale e scegliere quali prodotti scegliere e usare nei servizi vaccinali. Nel caso dello pneumococco, come ribadito da un recente 'position paper' dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che fa il punto della situazione a livello internazionale sull'opportunità di vaccinare contro lo pneumococco, entrambi i vaccini disponibili sul mercato sono dei prodotti validi".

"Il 'position paper' dell'Oms - specifica D'Ancona - dice che la vaccinazione antipneumococcica è importante e deve essere inserita nei Calendari nazionali. Per quanto riguarda quale prodotto utilizzare, lascia la possibilità di scelta in base a parametri importanti come l'epidemiologia locale o il costo. A livello europeo praticamente tutte le Nazioni raccomandano la vaccinazione antipneumococcica e alcune utilizzano il vaccino 13valente, altre il 10valente, per ragioni che rientrano appunto in una valutazione complessiva sulla base di evidenze epidemiologiche disponibili".

Più in particolare, il 'position paper' chiarisce che "sebbene non siano noti studi testa a testa sull'impatto o l'efficacia dei due prodotti sui risultati sulle patologie pneumococciche invasive (Ipd), le prove disponibili indicano che entrambi i prodotti sono efficaci nel ridurre le Ipd vaccinali sia negli individui vaccinati sia in quelli non vaccinati".

In Italia, il ministero della Salute lascia quindi che le Regioni siano autonome nel fare le loro scelte in base all'epidemiologia o a valutazioni di possibile risparmio di risorse, definendo i criteri da inserire nei bandi di gara per l'approvvigionamento. "Il Piemonte, ed esempio - evidenzia D'Ancona - basandosi su dati ottenuti dal sistema di sorveglianza e alla tipizzazione allargata a tutte le età dal 2012, utilizza il vaccino 10valente in base al contesto epidemiologico della Regione. Usando i dati storici e monitorando i dati acquisiti mensilmente fanno un monitoraggio attento per verificare che la scelta sia corretta".

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