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Sparatoria P.Chigi: Preiti, ero disperato per la crisi, oggi sono pentito

15 luglio 2014 | 09.10
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"Ero depresso e disperato. Un uomo senza lavoro perde la dignità. Certi stati d'animo alla lunga ti portano a gesti estremi". Lo dice in un'intervista a 'la Repubblica' Luigi Preiti, l'uomo che il 28 aprile del 2013 sparò colpi di pistola ferendo quattro carabinieri davanti a Palazzo Chigi mentre si insediava il governo di Enrico Letta. "Allora ero depresso - spiega - La mia vita era un disastro: senza lavoro, senza soldi, non potevo vedere mio figlio. Oggi il peso di ciò che ho fatto e la pena che devo pagare mi opprimono la coscienza. E rendono buio il mio futuro".

Rispondendo alle domande dal carcere di Rebibbia, dove si trova recluso, Preiti spiega che l'idea di andare a Roma a sparare è nata "dalla disperazione e dalla consapevolezza che sarei diventato, anzi, lo ero già, un'altra vittima della crisi. Un altro numero. 'Cresce il numero dei disoccupati', ripetevano i media. Ma tutto è rimasto uguale, forse sono pure peggiorato". Preiti precisa anche che voleva colpire i politici "anche se non sapevo bene in che modo. Non avevo un piano. I nomi? Berlusconi, Bersani e Monti. Ognuno aveva delle colpe".

"La destra poteva cambiare le cose e non l'ha fatto - prosegue - La sinistra non faceva altro che litigare: e anche quando ha vinto, ha perso. Ricordo il governo Prodi. Quattro governi in una legislatura. Più o meno quello che sta succedendo adesso". Preiti dice anche di aver ricevuto "lettere di solidarietà da ogni parte d'Italia: anche da liberi professionisti, medici, avvocati, imprenditori strozzati dalla crisi". Parlando del brigadiere Giuseppe Giangrande, aggiunge: "Ho sempre detto che se potessi mi sostituirei a lui, mi farei carico della sua sofferenza. Prego ogni giorno che possa guarire presto. Ho scritto a sua figlia. Quello che ho fatto è assurdo, la disperazione ti porta a fare cose pazzesche".

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