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Vino, Italia leader anche nel 2020 ma ora tegola da rinvio Vinitaly

17 marzo 2021 | 19.32
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Vino, Italia leader anche nel 2020 ma ora tegola da rinvio Vinitaly

L’Italia del vino resiste alla terza ondata della pandemia ma è in affanno. Mantiene la leadership mondiale anche nel 2020 per produzione con 46,6 milioni di ettolitri e per l'export con un fatturato 6,3 miliardi di euro, il vino made in Italy tiene botta nonostante il covid, nonostante la Brexit e la crisi dell'Horeca in Italia e all'estero con le aperture a singhiozzo di bar, ristoranti e locali a causa delle restrizioni. E tuttavia, una nuova ‘tegola’ si è abbattuta, lato promozione, sul comparto con il rinvio ancora di un anno del Vinitaly. "Una scelta di responsabilità, ancorché dolorosa" a valle delle "permanenti incertezze sullo scenario nazionale ed estero e il protrarsi dei divieti" come hanno evidenziato i vertici di Veronafiere il presidente Maurizio Danese e il ceo Giovanni Mantovani.

Il congelamento della 54esima edizione della fiera del vino, vetrina internazionale di assoluto rilievo, che da sempre gareggia con quella di Bordeaux in Francia, è già slittata l’anno scorso e avrebbe dovuto svolgersi il 19 e il 20 giugno di quest’anno ma a causa del covid, ora, (è notizia di ieri) viene rimandata di nuovo ad aprile 2022 reimpostandosi quindi sulle date tradizionali (10-13 aprile).

La manifestazione di riferimento per la promozione nazionale e internazionale rappresenta infatti un tassello molto importante e l’avervi rinunciato è costato molto non solo agli organizzatori ma alla composita filiera del vino, dai viticoltori agli industriali agli enologi, tutti desolati per il rinvio ma responsabilmente solidali con Veronafiere “la pandemia non lascia spazio ad ipotesi alternative: abbiamo difficoltà a programmare viaggi e contatti, avremmo difficoltà nell’accogliere gli ospiti negli stand” ha affermato Sandro Boscaini, presidente di Federvini.

Anche se l’Italia mantiene la leadership a livello mondiale i numeri dell'anno appena trascorso sono leggermente inferiori: la produzione segna -2% sul 2019 e l’export – 2,3% in valore (Ismea-Uiv), meglio comunque dei principali competitori Francia e Spagna, che chiudono l’anno del Covid con un export rispettivamente a -10,8% (a 8,7 miliardi di euro) e a -3,2%.

Intanto un grido d’allarme viene rilanciato dai viticoltori che chiedono alla Commissione europea di intervenire a livello economico per aiutare il settore agricolo a causa dalle misure di contenimento per la terza ondata della pandemia con “fondi straordinari” dice Confagricoltura. Le difficoltà del settore in Italia sono evidenziate dai dati del Mipaaf, che indicano, alla fine dello scorso mese di gennaio, giacenze di vino per 61 milioni di ettolitri, con un aumento del 3,6% sul 2020.

“In questo scenario, è indispensabile riproporre quest’anno le misure di distillazione, ma con un compenso adeguato per i produttori”, sollecita il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti in vista del Consiglio Agricoltura in programma il 22 e 23 marzo. Sempre Confagricoltura ricorda che, secondo gli ultimi dati Ismea, a causa delle limitazioni del canale HoReCa, nei primi dieci mesi del 2020 anche le esportazioni sono diminuite del 3,4% sullo stesso periodo del 2019, con una perdita di 5,11 miliardi di euro. E i prezzi fanno registrare una contrazione del 7,5%.

Coldiretti invece chiede un intervento da parte del governo italiano con almeno 150 milioni di euro attraverso aiuti nazionali vista la mancanza di disponibilità di risorse aggiuntive garantite per la situazione di emergenza da parte della Ue. Coldiretti ritiene questo “un intervento necessario visto che con la frenata dell’export e dei consumi interni oltre 200 milioni di litri di vino in più, rispetto allo scorso anno, giacciono invenduti nelle cantine italiane per effetto della chiusura di ristoranti, bar ed enoteche in Italia e all’estero che ha fatto crollare i consumi fuori casa con gravi difficoltà per il settore vitivinicolo italiano in particolar modo quello legato ai vini a denominazioni di origine e indicazione geografica, a maggior valore aggiunto. E dunque garantire così la sopravvivenza delle aziende, a fronte della presenza in cantina al 28 febbraio 2021 di 6,6 miliardi di litri di vino secondo l’analisi Coldiretti sull’ultimo aggiornamento reso disponibile dal Ministero delle Politiche Agricole.

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