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Gnocchi e 'caffè Galeotto': Mattarella a cena nell'osteria dei detenuti di Rebibbia

Per il Presidente della Repubblica è prevista anche una sorpresa speciale. L'organizzatore: "Il progetto è un'importante opportunità di lavoro, facciamo sempre il tutto esaurito'"

Gnocchi e 'caffè Galeotto': Mattarella a cena nell'osteria dei detenuti di Rebibbia
24 luglio 2019 | 18.30
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'Una cena in attesa di giudizio (il vostro)'. Si legge così sul menu dell’Osteria degli uccelli in gabbia, un’iniziativa volta al reinserimento dei detenuti nel settore della ristorazione nel carcere di Rebibbia, a Roma. Lo stesso menù che rimarrà invariato anche questa sera, quando al tavolo del ristorante siederà il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. All'inquilino del Quirinale, ha raccontato all'AdnKronos il presidente della cooperativa promotrice del progetto, Luciano Pantarotto, verrà servita una lunga lista di pietanze, a partire da un mantecato di baccalà e patate con polvere di taggiasche e uno sformato di triglia con patate e cipolla rossa. A seguire, gnocchi alla romana di semolino gratinati al pecorino con amatriciana di pesce spada e tortino di spigola con purea di ceci, funghi porcini e finferli.

Dulcis in fundo, cheesecake di lamponi con crema allo strega e 'caffè Galeotto', così denominato perchè torrefatto tra le stesse mura dell'istituto penitenziario. Ma, a quanto pare, non finirà qui per il Presidente: Pantarotto ha anche accennato ad una ‘sorpresa speciale’ pensata appositamente per Mattarella.

La notizia della visita è arrivata alla cooperativa una settimana fa: "abbiamo saputo dalla direttrice che il Presidente sarebbe venuto a trovarci, e l’amministrazione penitenziaria ci ha chiesto di preparare la cena per l’occasione”, ha ricordato il presidente di Men at Work. Ma l'Osteria, aperta da circa un mese e mezzo, ha una storia che nasce da lontano: “il progetto nasce da un lavoro iniziato nel 2003 - ha continuato Pantarotto - un mese fa abbiamo lanciato l’idea di un’osteria all’interno del carcere, come già fatto in altri istituti. Il progetto rappresenta un’opportunità di lavoro per i detenuti e per i soci della cooperativa, che sono persone in esecuzione penale. L’Osteria nasce anche per portare la gente all’interno dell’Istituto, per far vedere in azione delle persone che hanno sbagliato e che stanno scontando una pena: il lavoro, per noi, è un fattore di reinserimento per i detenuti, una scommessa di rientro nella società con dignità".

"Esiste un’emergenza lavoro all’interno degli istituti di pena – ha evidenziato l'organizzatore -, solo il 30% delle 60mila persone detenute hanno un lavoro, e la metà collabora con l’amministrazione penitenziaria”.

L’Osteria offre a chiunque sia interessato l'opportunità di prenotare una cena nel cuore di Rebibbia, in quella che viene comunemente chiamata ‘area verde’: un giardino all’aperto al centro dell’istituto intorno al quale si ergono le sezioni detentive. “E’ dove i detenuti normalmente incontrano le loro famiglie, dove ospitiamo le visite quando ci sono dei bambini”, ha detto Pantarotto. E i 60 coperti che l’area riesce ad ospitare non sembrano mai bastare per la grande richiesta di prenotazioni che la cooperativa riceve ogni venerdì: “facciamo sempre il tutto esaurito, anzi, c’è un vero e proprio problema di overbooking”, ha continuato il presidente di Men at Work. “Dopodomani abbiamo 68 prenotazioni. Ad agosto ci prenderemo una pausa, ma da settembre siamo pronti a ripartire”.

“Progetti come questi – ha concluso -, si riescono a fare quando c’è collaborazione con l’amministrazione penitenziaria e la direzione. Ci troviamo in una fase di sovraffollamento delle carceri e di carenza di personale, bisogna gestire molte persone che entrano in orario extra attività, quando tutto si interrompe ed il personale torna a casa. Siamo riusciti nel nostro intento anche grazie alla comandante ed alla direttrice, che hanno compreso la bontà del progetto e la sua importanza culturale. Spesso si presenta un’immagine distorta del carcere senza rendersi conto che si sta parlando di persone con voglia di ricominciare, che prima o poi usciranno dalle mura degli istituti: sta a noi riuscire a renderle migliori”.

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