Dall'immunoterapia speranze nella lotta al cancro al colon metastatico. Il caso di una paziente, trattata con successo con una forma sperimentale di immunoterapia, sbarca sul 'New England Journal of Medicine' e da qui sul 'New York Times'. E suscita speranze anche contro un altro tumore insidioso: il cancro al pancreas. La ricerca infatti è la prima a bersagliare con successo un difetto in un gene chiamato Kras, le cui mutazioni sono molto comuni in vari tipi di tumore.
"Tutti i pazienti con cancro al pancreas hanno il Kras mutato", spiega Carl H. June dell'University of Pennsylvania, che ha scritto un editoriale sulla vicenda. Ebbene, la mutazione è presente anche nel 30-50% dei pazienti con tumore del colon.
Protagonista del caso - descritto dai ricercatori americani del National Cancer Institute dei National Institutes of Health (Bethesda) diretti da Steven Rosenberg - è una donna di 50 anni, con un tumore del colon retto metastatico, ms. Ryan. Una paziente arruolata nel trial dopo che per due volte, riferisce il Nyt, i ricercatori le avevano negato l'ok, perché il suo tumore non era grande abbastanza. Ma la donna si è rifiutata di darsi per vinta, e alla fine è entrata nella ricerca. Il team ha usato linfociti T citotossici, o Til, che stimolano il sistema immunitario a combattere il cancro, e sono capaci di riconoscere la specifica mutazione Kras della paziente. I ricercatori volevano capire se l'infusione di Til fosse efficace contro il tumore metastatico.
Per prima cosa la paziente è stata sottoposta a rimozione di diverse metastasi polmonari: i ricercatori hanno localizzato così i linfociti T citotossici, che sono stati coltivati in laboratorio ed esaminati. I tessuti della donna si sono rivelati una miniera d'oro: l'equipe ha trovato una specifica mutazione Kras (condivisa da altri pazienti con cancro al colon e al pancreas), e identificato quattro tipi di linfociti T più abili a riconoscere la mutazione (Kras G12D) della paziente. Così il team ha selezionato quelle più 'potenti', coltivandole in vitro e moltiplicandole.
A questo punto la paziente è stata sottoposta a chemioterapia, dopodiché sono stati infusi più di 100 miliardi di Til in endovena. Un'infusione durata circa 20 minuti. Al termine, sono state somministrate 5 dosi di interleuchina-2, sostanza che stimola le cellule T. Prima del trattamento la Ryan aveva 7 tumori nei polmoni, dopo nove mesi, spiegano i ricercatori, sei si erano rimpiccioliti e sono poi scompassi, il settimo era progredito ed è stato asportato chirurgicamente.
Oggi Ryan non ha segni di cancro. "Mi sento alla grande", dice. Certo, ci sono molti passi da fare, e il fatto che questo approccio abbia funzionato in un caso non vuol dire che sia valido per tutti. Ma si tratta, secondo i ricercatori, di un approccio che ha il potenziale di aiutare molte persone.