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Farmaci: 4 anni per diagnosi artrite psoriasica, nuova terapia 'bio'

07 ottobre 2014 | 17.19
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Esperto, cruciale intervento tempestivo, arma in più molecola che agisce su mediatori infiammazione diversi

"Il sogno è che i pellegrinaggi da un medico all'altro, prima di approdare alla giusta diagnosi, possano restare un ricordo. Conosco malati che hanno aspettato anche 10 anni prima di poter dare un nome al loro disturbo". E' Maria Grazia Pisu, presidente dell'Associazione malati reumatici Lombardia e consigliere-segretaria Anmar, a raccontare, oggi durante un incontro promosso da Janssen a Milano, il vissuto dei pazienti con artrite psoriasica, malattia reumatica infiammatoria cronica che colpisce in Italia circa 600 mila persone, l'1% della popolazione.

Il primo nodo è il ritardo nella diagnosi, dovuto al fatto che il paziente spesso impiega del tempo per arrivare nello studio del reumatologo, specialista in grado di inquadrare clinicamente con precisione la malattia. "L'intervallo medio che passa tra l'esordio del primo sintomo e la corretta diagnosi è di 3-5 anni", conferma Ignazio Olivieri, presidente della Società italiana di reumatologia. Tempo prezioso per poter trattare in tempo la malattia prima che il danno sia presente o si aggravi.

Per il trattamento dell'artrite psoriasica attiva in pazienti adulti, oggi gli specialisti hanno un'arma in più. E' disponibile in Italia ustekinumab che ha ottenuto l'approvazione e la rimborsabilità a carico del Ssn per questa indicazione (il farmaco è già approvato per la psoriasi). Un farmaco biologico targato Janssen, con meccanismo d'azione su nuovi target: "Agisce - spiega Olivieri - bloccando due citochine: l'interleuchina 12 e la 23", mediatori dell'infiammazione diversi dal fattore di necrosi tumorale (Tnf). "Si tratta di un nuovo asse che potrebbe avere un ruolo più importante nel trattamento dell'artrite psoriasica, rispetto ai farmaci biologici già disponibili che invece agiscono sugli inibitori del Tnf. Questo trattamento - prosegue - risulta più efficace sia sulla componente psoriasica che su quella muscoloscheletrica".

Esordisce fra i 20 e i 40 anni in età lavorativa e non risparmia adolescenti

I risultati del programma di sviluppo clinico di fase III (Psummit I e Psummit II) hanno dimostrato che ustekinumab è efficace nel migliorare e trattare i segni e sintomi della malattia, in pazienti che non rispondono a una precedente terapia, di almeno il 20% secondo i criteri dell'American College of Rheumatology. "Siamo da sempre focalizzati sullo sviluppo di soluzioni terapeutiche innovative per bisogni clinici non soddisfatti - spiega il presidente e Ad di Janssen Italia Massimo Scaccabarozzi - e in reumatologia abbiamo un'importante pipeline in sviluppo avanzato".

In Italia, ricorda Olivieri, il 3% della popolazione ha la psoriasi. E su 100 soggetti con la psoriasi il 30% svilupperà prima o dopo artrite associata alla psoriasi, malattia dal quadro clinico complesso, la cui manifestazione cutanea è associata a sintomi articolari come il dolore e il gonfiore: può interessare le articolazioni periferiche, le articolazioni degli arti superiori e inferiori, le inserzioni tendinee (entesi) e può arrivare a colpire anche la colonna vertebrale. Insorge generalmente tra i 20 e i 40 anni, in piena età lavorativa, ma non risparmia neanche gli adolescenti, assicura Olivieri. E quando scatta, la qualità della vita tracolla.

"Anche alzarsi al mattino e preparare la colazione è un'impresa - racconta Pisu - e la quotidianità diventa complicata soprattutto se si ha una casa da gestire, dei figli, un lavoro". Se un tempo, aggiunge Olivieri, potevamo agire solo sui sintomi, oggi miglioriamo la qualità della vita e riusciamo ad arrestare la progressione del danno. Ma è importante intervenire in una fase iniziale, la finestra di opportunità è di un anno dal giorno della prima manifestazione di artrite psoriasica. Per una diagnosi precoce serve sinergia con medici di medicina generale e dermatologi, con i quali abbiamo anche messo a punto un questionario da far compilare ai pazienti psoriasici per stanare eventualmente spie di artrite (che precede la psoriasi solo nel 20% dei casi)".

Presidente Anmar Lombardia, ancora carenze da aggiornamento esenzione per patologia a invalidità

Bisogna investire dunque "in educazione per aiutare tutti i camici bianchi a riconoscere i campanelli d'allarme", come le cosiddette 'dita a salsicciotto', e inviare il malato al reumatologo. Oggi, precisa Olivieri, "se il sistema sanitario dovesse dare il farmaco biologico a tutti i pazienti con psoriasi o artrite psoriasica andrebbe in fallimento, perché sono costosi. Vi si ricorre quando la malattia non risponde alla terapia tradizionale".

Anche se, rileva lo specialista, "lo studio di farmacoeconomia 'Pace' ha dimostrato che questi farmaci sono solo apparentemente costosi. La ricerca ha valutato il rapporto costo/beneficio dei biologici ed è emerso che per guadagnare un Qaly (Quality adjusted life year), unità di misura che unisce durata e buona qualità della vita, il sistema sanitario italiano spende 30-40 mila euro. Se la cifra è, come in questo caso, sotto il limite massimo dei 60 mila euro, significa che lo Stato sta guadagnando dall'investimento". La lotta, spiega Pisu, è "far capire alle istituzioni che se passano i farmaci innovativi evitano il maggior dispendio di risorse necessario per curare un mare di invalidi".

Oggi in alcune Regioni "riscontriamo difficoltà - continua - Ci sono stati casi in cui questi farmaci sono stati dimezzati all'improvviso". Ma i pazienti hanno bisogno anche di altro, elenca: "Supporto psicologico e un'assistenza diversa da quella di oggi. Riscontriamo carenze. L'esenzione per patologia è ferma al 2005 e da allora non ha subito nessun aggiornamento. Il problema riguarda nuovi esami e controlli non previsti dalla vecchia esenzione, che il paziente deve pagare di tasca propria. Per non parlare delle difficoltà per l'invalidità. L'artrite psoriasica non è nota e nelle commissioni non c'è un reumatologo".

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