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"Umiltà, sogno e passione". Agli scienziati del futuro le 10 regole del buon ricercatore

31 agosto 2016 | 17.09
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Alberto Mantovani, immunologo, direttore scientifico dell'Irccs Humanitas (Fotogramma)
Alberto Mantovani, immunologo, direttore scientifico dell'Irccs Humanitas (Fotogramma)

La prima regola è crederci, fidarsi di se stessi e dell'idea. La seconda è scegliere gli ingredienti giusti per trasformarla in realtà: l'umiltà, la passione, l'ascolto, la pazienza e la forza di trasformare il timore di un fallimento nella speranza di una vittoria. Magari diversa, a volte più grande, di quella inseguita in partenza. Il successo nella ricerca passa da qui e a dirlo è l'immunologo milanese Alberto Mantovani, direttore scientifico dell'Irccs Istituto clinico Humanitas di Rozzano, il 'cervello' italiano più citato nel mondo. Nel suo ultimo libro 'Non aver paura di sognare. Decalogo per aspiranti scienziati' (edizioni La Nave di Teseo), sugli scaffali da domani, ha deciso di lanciare il suo messaggio ai giovani che sognano una vita in camice bianco. E che proprio in questi giorni stanno affrontando i test d'ingresso alle Facoltà di Medicina.

"Una concomitanza casuale, ma benvenuta - spiega in un'intervista all'AdnKronos Salute l'autore, 68 anni il prossimo ottobre, pioniere degli studi sui rapporti fra sistema immunitario e cancro - Abbiamo un bisogno disperato di medici ricercatori, 'ponti' fra il laboratorio e la clinica, nell'interesse della scienza e della cura dei pazienti. Mi auguro quindi che fra chi supererà l'esame di accesso ci sarà qualcuno che provi a imboccare questa via", senza scoraggiarsi anche se oggi appare in salita.

Forte di un 'palmares' che solo negli ultimi mesi si è allungato di nuove voci (fra cui il Premio europeo di oncologia 2016), Mantovani si prepara a ricevere a novembre in Germania il Robert Koch Prize. Il suo è il nome italiano che ricorre più spesso nella letteratura medica internazionale, eppure a chi gli chiede cosa spinge un grande a condividere i suoi segreti lui risponde così: "Una ragione è che i giovani sono la nostra speranza e volevo trasmettere loro un distillato della mia esperienza scientifica, l'altra è che i giovani mi sono stati maestri. I ragazzi che sono stati nel mio laboratorio mi hanno fatto scuola di spirito critico, generosità e dedizione. Proprio poco fa mi stavano aggiornando sugli ultimi dati che hanno ottenuto. Da questi giovani maestri ho imparato e imparo ogni giorno, così volevo resistituire loro qualcosa".

Nel volume Mantovani ripercorre il suo viaggio avventuroso nella conoscenza scientifica, senza trascurare aneddoti, curiosità e retroscena di grandi scoperte. Insieme un 'testamento scientifico', una lezione di vita e un messaggio di pace e di amicizia: "I laboratori sono piccoli modelli per il mondo", microcosmi di dialogo e convivenza armoniosa fra professionisti di ogni Paese, cultura e religione, uniti da una 'divisa' e da un amore che supera tutti i confini: quello per la ricerca. "Se è possibile fra quattro mura significa che è possibile ovunque", assicura lo scienziato. Nel libro riassume la sua 'eredità' in 10 capitoli, 10 regole per farcela. Eccole.

1) SEGUI LE TUE PASSIONI. La dedizione per il proprio lavoro e l'impegno che ci si mette sono fondamentali in ogni attività, "al punto da non sentire il tempo che passa". In ricerca "non ci sono orari", e l'intuizione o la notizia che ti cambia la vita può arrivare in qualunque momento. Anche in vacanza. "Era il 1982 e mi trovavo in un campeggio libero della Corsica - racconta Mantovani - I telefonini non esistevano, non c'erano i 4x4 e per raggiungere un telefono bisognava camminare per mezz'ora lungo una strada sterrata fino al paese più vicino. Lo facevo un giorno sì e uno no, perché avevamo sottoposto a 'Science' un lavoro chiave sui rapporti fra immunità e cancro e aspettavamo il responso. L'annuncio che era stato accettato l'ho avuto così, in una di queste telefonate". Per la ricerca anche l'amore può attendere, sorride lo scienziato: "Quando ero fidanzato con mia moglie Nicla tornavo spesso in laboratorio di notte, lei veniva insieme a me e mi aspettava paziente".

2) VIVI IN UNA DIMENSIONE INTERNAZIONALE. "Uscire dal proprio recinto è un investimento per la crescita", insegna Mantovani. "Si diventa protagonisti del cambiamento in uno scenario fatto di dialogo e apertura, in cui contribuire a costruire ponti di pace", ribadisce. "Lo abbiamo fatto in molte situazioni di chiusura, per esempio con iniziative di formazione per giovani di Cuba", ricorda. "E lo abbiamo imparato dai grandi padri della scienza. Persone come i premi Nobel Ilya Mechnikov e Robert Koch. Uno russo di scuola francese, l'altro tedesco. In anni di odio fra i due Paesi si rispettavano, si ospitavano, erano amici nonostante la competizione scientifica". Ma vivere in una dimensione internazionale significa anche non avere paura di viaggiare per imparare. Per superare la retorica del dibattito sui 'cervelli in fuga' "dobbiamo cominciare a costruire nel Paese un ambiente attrattivo per tutti, italiani e stranieri - ammonisce il ricercatore - Ci sono istituzioni che sono riuscite a farlo, tra queste Humanitas. Una delle chiavi del successo sono le partnership pubblico-privato con charity e Fondazioni".

3) SII UMILE. Sentirsi arrivati, superiori agli altri, infallibili è uno dei più grandi errori che si possano commettere in ricerca. "L'arroganza può far fallire un progetto", avverte Mantovani. "Non ho una statistica" per dire quanto sia un 'vizio' diffuso nella comunità scientifica, "però ho sempre trovato bello che negli Usa, fuori dall'Italia, sia estremamente facile parlare a un Nobel. Oppure che in meeting importanti come le Gordon Research Conference si possano ritrovare a condividere un dormitorio o un asciugamano lo studente e il grande professore".

4) RACCOGLI LE SFIDE. Osare sempre senza scoraggiarsi mai, esorta lo scienziato. "E' come quando vado in montagna. Possono esserci vie con passaggi difficili, non alla mia portata. Eppure io ci provo ogni volta", prosegue l'immunologo sottolineando come la storia della medicina sia piena di missioni che sembravano impossibili e che alla fine sono state vinte, come pure di paventati insuccessi che hanno permesso di segnare altri traguardi. "Pensiamo all'immunologia dei tumori", il campo in cui Mantovani lavora dagli anni '70 e per il quale è tanto noto: "Dieci, 15 anni fa non erano molti a scommettere sul suo contributo, mentre ora l'immunoncologia è considerata la nuova frontiera della lotta al cancro. Ma si tratta di un sogno vecchio di quasi 100 anni, ed è un grande privilegio avervi contribuito e poter osservare che si avvera".

5) IMPARA DAI PAZIENTI. "I pazienti sono lì a ricordarci i problemi che non abbiamo risolto - spiega lo scienziato - La loro diversità è straordinaria ed è grazie a loro che oggi sappiamo quello che sappiamo sulle immunodeficienze". Non solo. "Grazie all'ascolto dei pazienti che ci ricordavano che il sistema immunitario può funzionare contro il cancro, abbiamo continuato la nostra ricerca". Quello che adesso mette tutti d'accordo "ce lo hanno insegnato i malati. Il rapporto è bidirezionale: se a volta le vie della ricerca vanno dal laboratorio al letto del malato, a volte seguono il percorso inverso".

6) COLLABORA E GUARDA GLI ALTRI. "Il mondo della ricerca è inevitabilmente competitivo - ammette Mantovani - ma bisogna trovare un equilibrio tra collaborazione e competizione. Nel mio vissuto di ricercatore credo di essere stato sempre molto aperto e per questo ripagato, perché senza questa apertura avrei perso tantissime occasioni in molti progetti importanti. Basta guardare i miei lavori: in un'enorme quantità di studi nell'elenco dei nomi c'è l'intero universo. La condivisione, di conoscenza ma anche di materiali e di strumenti, fa parte dell'etica del nostro mestiere".

7) IMPARA DAI TECNICI. "Sono i depositari del 'saper fare', quelli che permettono alle grandi idee di spiccare il volo", precisa lo scienziato. "Nel mio lavoro i miei tecnici mi sono stati maestri, e sono certo che se non avessi avuto con me tecnici straordinari non avrei dato il contributo che ho potuto dare alla ricerca". Un argomento molto caro a Mantovani perché "sono molto preoccupato: l'Italia ha una tradizione straordinaria, è il Paese delle botteghe, del saper fare con le mani, ma credo che la sottovalutazione di questa ricchezza stia mettendo molto a rischio quel patrimonio straordinario che sono le scuole tecniche. Nell'ultima diapositiva che proietterò alla premiazione di novembre ci sono le foto dei 'giganti' sui quali mi sono appoggiato, e fra loro ho messo alcuni miei tecnici. Sono una scuola di metodo e di rigore, e invito i giovani a imparare senza supponenza".

8) ACCETTA IL GIUDIZIO DEGLI ALTRI. La lezione dello scienziato è che bisogna 'incassare' le critiche, farsi stimolare dai giudizi negativi, rimboccarsi le maniche e ricominciare. "Tutti i nostri lavori vengono valutati e a tutti noi, anche ai Nobel, capita di vederli rigettati, criticati impietosamente. Lo spirito critico è uno dei sali della ricerca".

9) RISPETTA I DATI. La verifica è un aspetto intrinseco della ricerca, è quello che permette di ripartire da zero o di prendere il largo. "A volte i dati non dicono quello che uno si aspetta e prenderne atto può aprire finestre su mondi sconosciuti. Sta succedendo anche a me in questi giorni e lo trovo molto bello", confida Mantovani. Ma il monito è anche che bisogna coltivare i propri sogni con onestà: "Se dico che il vaccino del morbillo provoca l'autismo, la scienza verificherà se è vero o no". E' così che questa presunta correlazione è stata smascherata come "un falso clamoroso", che purtroppo ha alimentato tante paure immotivate dure a morire. L'ultima riflessione è che "spesso come società siamo chiamati a fare scelte su temi riguardanti le scienze della vita, dai vaccini agli Ogm. Fornire a tutti i cittadini gli elementi per compiere scelte consapevoli e per potersi esprimere con cognizione di causa è un dovere imprescindibile".

10) CONDIVIDI E CAMBIA IL MONDO. Avere l'ambizione di imprimere una svolta alle cose è una premessa essenziale per qualsiasi attività: è il primo passo per realizzare il nostro sogno, "qualunque esso sia e in qualunque campo, altrimenti coltivarlo può diventare sterile". Lo scienziato è convinto che cambiare il mondo da un bancone di laboratorio "si può fare. Soprattutto un giovane deve avere l'aspirazione al miglioramento, del pianeta, della scienza, della vita delle persone. Ognuno deve crederci e agire secondo le proprie responsabilità. E' ciò che cerco di fare con la ricerca e le attività di servizio come quella a sostegno dell'Alleanza globale per i vaccini e l'immunizzazione: ricordiamoci sempre - conclude Mantovani - che ogni anno nel mondo 2 milioni di bambini muoiono perché non hanno accesso ai vaccini più elementari. Quelli che da noi qualcuno si permette ancora di rifiutare".

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