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La Francia mette un tetto al nucleare, sì a riduzione dal 75% al 50% della produzione di elettricità entro il 2025

10 ottobre 2014 | 13.08
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L'Assemblée Nationale ha votato l'articolo 1 del progetto di legge sulla transizione energetica. Greenpeace: "Il Paese chiuda le vecchie centrali prima di quella data". Wwf: "Ora Giappone ed economie emergenti seguano l'esempio". Legambiente: "Scelta l'indipendenza energetica sostenibile"

(Xinhua)
(Xinhua)

L'Assemblée Nationale, la Camera dei deputati francese, ha votato l'articolo 1 del progetto di legge sulla transizione energetica che prevede la riduzione dal 75% al 50% della quota del nucleare nella produzione di elettricità entro il 2025.

Alla decisione plaude il Wwf. "Un ottimo segnale - commenta all'Adnkronos Mariagrazia Midulla, responsabile Clima e Energia del Wwf Italia - Ora seguano l'esempio francese anche il Giappone, che sta pensando di riavviare il nucleare, quando dopo Fukushima sembrava averlo abbandonato, e le grandi economie emergenti che si basano molto su carbone e nucleare, fonti pericolose per l'ambiente, la salute umana e la pace".

"Tra l'altro - aggiunge Midulla - le centrali nucleari francesi sono vecchie, quindi il fatto che si pensi di non sostituire le centrali che devono andare in dismissione, con enormi costi, è davvero un ottimo segnale. Pensiamo, naturalmente, che si può fare molto di più: se la Francia parte a razzo sulle rinnovabili, come è successo in Italia, potrebbe raggiungere una quota di energia elettrica da Fer molto importante e in poco tempo".

"Se si fa un piano da qui a 10 anni, ci sono tutte le possibilità di parare il contraccolpo dell'uscita dal nucleare. Bisogna iniziare a pensare a una via d'uscita, e le rinnovabili sono assolutamente in grado di produrre il 100% dell'energia elettrica. Il nucleare rappresenta solo una palla al piede nella transizione verso l'obiettivo di 100% rinnovabili", conclude Midulla.

Per Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace, "tanti reattori francesi dovrebbero essere chiusi prima del 2025 perché si tratta di reattori vecchi e in condizione di non garantire la sicurezza". Onufrio all'Adnkronos parla di segnale "moderatamente positivo, si potrebbe fare di più", sottolineando che "la presenza di una forte componente nucleare rappresenterà un ostacolo nel percorso europeo verso le rinnovabili; se tale presenza rimane troppo elevata, in Francia e nell'est Europa, i costi di integrazione saranno maggiori".

La Francia dà oggi segno di voler diminuire tale presenza, ma puntando su cosa? "Il piano B non può che essere quello di puntare su rinnovabili ed efficienza energetica", dice Onufrio, ricordando che "le rinnovabili stanno ormai raggiungendo costi competitivi anche rispetto al carbone: l'eolico lo è già in alcuni Paesi. Semmai è bizzarra la scelta inglese che punta sui reattori, in un Paese in cui l'eolico al 2020 costerà meno del carbone e del nucleare stesso".

Il voto francese è "un segnale molto buono - sottolinea all'Adnkronos Edoardo Zanchini, vicepresidente nazionale di Legambiente - che dimostra come oggi, perfino nel Paese che in questi anni aveva fatto del nucleare un simbolo della propria economia, industria e forza, si sia capita la convenienza di scegliere la strada dell'efficienza energetica e delle rinnovabili. Lo dimostra il piano di governo francese che vuole far crescere efficienza e rinnovabili, puntando così sull'indipendenza energetica, così come aveva fatto con il nucleare, ma questa volta sostenibile".

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