Milano, 10 feb. (Adnkronos Salute) - Da un vecchio farmaco antinfiammatorio, che costa appena 2 euro al giorno, una nuova risposta contro una grave malattia rara. Gli esperti del Centro per lo studio e la cura delle amiloidosi sistemiche dell'Irccs Policlinico San Matteo di Pavia hanno scoperto che il diflunisal è in grado di bloccare la progressione di una delle forme più severe di amiloidosi, quella ereditaria, per la quale fino ad oggi non esistevano terapie efficaci in fase avanzata. Ora, assicurano invece i medici, è possibile curare i pazienti soprattutto se la patologia viene individuata precocemente. Sono già 20 i malati trattati al San Matteo, e altri 20 sono in cura. Ma c'è un problema: in Italia il medicinale non è più in commercio e al momento l'ospedale pavese lo compra all'estero.
L'amiloidosi sistemica ereditaria è una malattia neurodegenerativa che porta alla morte in 10 anni e alla paralisi motoria, spiega una nota dal San Matteo. I nervi vengono colpiti e divorati da una proteina prodotta dal fegato, ma anche i trapianti epatici eseguiti nel tentativo di rallentare la malattia finora non hanno permesso di centrare definitivamente la guarigione. La nuova speranza farmacologica arriva da uno studio al quale il Policlinico di Pavia ha partecipato insieme ad altri 5 istituti di ricerca europei, americani e giapponesi. Il lavoro, avviato nel 2006, è stato pubblicato su 'Jama'.
I malati presi in carico "non avevano alternative terapeutiche", sottolineano dal San Matteo, mentre "oggi hanno la possibilità di migliorare l'aspettativa di vita e recuperare una qualità quotidiana non immaginabile prima della scoperta di questo farmaco". Il diflunisal "incrementa le risorse terapeutiche che stiamo sviluppando da anni - afferma il direttore del Centro amiloidosi del San Matteo, Giampaolo Merlini - Attualmente, infatti, abbiamo in corso 10 sperimentazioni su farmaci innovativi con l'obiettivo di migliorare ulteriormente le prospettive dei nostri pazienti".
